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Carabiniere ucciso, 'accuse granitiche' contro americani

06 settembre 2019 | 20.20
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Cerciello Rega colpito con 11 coltellate in 32 secondi da Finnegan Lee Elder. Si aggrava la posizione di Natale Hjorth

Il luogo dell'omicidio (Fotogramma)
Il luogo dell'omicidio (Fotogramma)

Sembra aggravarsi la posizione di Christian Gabriel Natale Hjorth nell’ambito dell’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, ucciso con 11 coltellate dall’amico di Hjorth, Finnegan Lee Elder, lo scorso 26 luglio in via Federico Cesi a Roma.

Se è vero che l’assassino, reo confesso, è Elder, nell’informativa dei carabinieri depositate agli atti si legge però che "tra i due indagati, Natale si è rivelato certamente il più carismatico, assumendo una posizione dominante non solo nel momento in cui ha negoziato la restituzione dello zaino" rubato all’intermediario coi pusher, Sergio Brugiatelli, "in cambio del narcotico e dei soldi, ma anche quando ha impartito a Elder le disposizioni da adottare in occasione dell’incontro".

Secondo gli investigatori "il contributo causale di Natale Hjorth è però parimenti decisivo nella commissione del delitto", si "rafforza ulteriormente il già granitico quadro accusatorio nei confronti di Christian Gabriel Natale Hjort, che ha pianificato nei minimi dettagli tutte le fasi della condotta delittuosa posta in essere unitamente ad Elder nel corso di quella nottata, conclusasi con la morte del Vice Brigadiere Cerciello".  

"In effetti – si legge nell’informativa - dei due indagati, Natale è l’unico in grado di ben comprendere la lingua italiana e, come ricostruito nella presente nota è colui che: si fa promotore, in tutte le fasi della vicenda, di ogni attività illecita; una volta giunto in Piazza Mastai unitamente ad Elder con il fine di acquistare dello stupefacente, si sottrae al controllo della pattuglia dei Carabinieri in borghese, pur avendo certamente riconosciuto gli stessi come appartenenti alle forze dell’ordine in quanto si erano chiaramente qualificati; si allontana unitamente ad Elder da quel luogo aiutandolo a sottrarre la borsa di Brugiatelli".

"Inoltre - si legge ancora - al rientro in Hotel, come emerso dai filmati acquisiti, è proprio lui a detenere la borsa; detta i tempi dell’incontro, e dunque della tentata estorsione, in danno di Brugiatelli, come dimostrano le immagini acquisite dalle quali emerge in maniera palese che è stato Natale ad effettuare le chiamate sull’utenza di Brugiatelli ed è stato sempre lui a detenere lo zaino una volta abbandonato l’Hotel per l’incontro".

Infine la sequenza di immagini (…) ha fornito determinante ed ulteriore riscontro del ruolo ricoperto dall’indagato Christian Gabriel Natale Hjort nella pianificazione dell’agguato che ha portato all’omicidio. Infatti Natale Hjorth è uscito dall’albergo per alcuni minuti prima dell’omicidio,  con il cappuccio calzato allo scopo di celare la propria identità ad eventuali testimoni per compiere un vero e proprio sopralluogo teso ad identificare le telecamere presenti nell’area circostante l’hotel ed anche finalizzato all’individuazione sia del miglior luogo dove attirare i carabinieri che quello più idoneo a nascondere la refurtiva (palesando quindi di essere ben consapevole delle proprie azioni già nelle fasi di pianificazione dell’agguato).

Infatti, "la verifica della presenza di telecamere in zona, gli ha permesso di individuare l’unica area poco illuminata e non coperta da sistemi di videosorveglianza. Ciò si è rivelato fondamentale per il raggiungimento dei loro scopi delittuosi". Ad aggravare la posizione di Hjorth, infine, ci sarebbe anche "il fatto che l’arma bianca utilizzata per l’omicidio sia stata successivamente collocata nel controsoffitto della stanza, a testimonianza della comune volontà di occultare le prove a loro carico escludendo, tale evidenza, che Natale non fosse a conoscenza dell’accaduto" così come "il contributo linguistico offerto da Natale Hjorth (l’unico fra i due a parlare italiano, ndr.) necessario e determinante nella realizzazione di entrambi i reati".

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