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Sopravvissuto alla strage di Nassiriya: "Verità è venuta fuori nonostante tutto"

10 settembre 2019 | 19.38
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Riccardo Saccotelli aveva 28 anni allora: "Con gli altri di guardia meritiamo medaglia d'oro al valor militare"

(Fotogramma/Ipa)
(Fotogramma/Ipa)

di Sara Di Sciullo

"Questi 16 anni hanno solo dimostrato che c'è un gruppo di potere che cerca di schiacciarti, di cancellarti, di ucciderti di nuovo pensando di farla franca. Hanno fatto tutto quello che potevano, cercando di seppellire le responsabilità. Questa sentenza dimostra che, nonostante quello che hanno tentato di fare, alla fine la verità è venuta fuori". Riccardo Saccotelli, rimasto gravemente ferito nella strage di Nassiriya nella quale morirono 12 militari dell'Arma, cinque dell'Esercito e due civili, commenta all'Adnkronos senza alcuna soddisfazione la sentenza della Corte di Cassazione nei confronti dell'ex generale Bruno Stano che dovrà quindi risarcire sopravvissuti e famiglie delle vittime dell'attentato.

Saccotelli, che all'epoca aveva 28 anni e oggi non è più in servizio, fa ancora i conti con le gravi ferite riportate nell'attacco e con il terribile ricordo di quei drammatici momenti: "Ero all'ingresso, accanto ad Andrea Filippa, Ivan Ghitti e Daniele Ghione (tre delle vittime cadute nell'attacco ndr). Stavamo identificando una persona all'ingresso della base, quando ho sentito una raffica. Non ho fatto in tempo a urlare che sono saltato in aria. Ho riaperto gli occhi all'ospedale di Nassiriya, non ho subito capito che si era trattato di un attentato. Continuavo a chiedere di Andrea, di Ivan, di Daniele. Nessuno aveva il coraggio di dirmi che loro erano morti".

"La sentenza della Cassazione non mi fa stare tranquillo, mi fa arrabbiare. La sentenza, nei miei confronti, era divenuta definitiva già nel febbraio 2017", osserva Saccotelli spiegando che non ci fu un'impugnazione dalla controparte. "Da allora ad oggi non c'è stato uno che mi abbia telefonato e mi abbia chiesto: cosa possiamo fare per te?".

In tutti questi anni Saccotelli, che è stato poi riformato e oggi non è più in servizio, ha continuato a chiedere verità e giustizia. "La voglia di giustizia mi ha dato la forza di andare avanti", sottolinea Saccotelli che dallo Stato aspetta ancora qualcosa: "In sette persone che eravamo di guardia meritiamo la medaglia d'oro al valor militare - sottolinea - Abbiamo difeso la faccia degli italiani e della politica italiana. La meritiamo, abbiamo il diritto e dovere di avere quella medaglia".

Non solo. "Io continuo a chiedere anche un incontro con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che è anche capo dello Forze Armate - sottolinea - Gli avevo anche scritto una lettera, che presumo non gli sia mai arrivata".

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