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Caso Metropol, difesa Savoini valuta ricorso in Cassazione

11 settembre 2019 | 11.06
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Il difensore Lara Pellegrini ha ricevuto l'ordinanza con cui "si conferma il decreto impugnato" che riguarda la richiesta di restituzione di due telefoni cellulari, documenti e chiavette Usb sequestrati lo scorso luglio dagli uomini della Guardia di finanza

 (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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La difesa di Gianluca Savoini, ex portavoce di Matteo Salvini e referente dell’associazione Lombardia-Russia indagato per corruzione internazionale nell'inchiesta sui presunti fondi russi alla Lega, dopo il no del tribunale del Riesame di Milano al dissequestro del materiale informatico valuta il ricorso in Cassazione. Solo stamane il difensore Lara Pellegrini ha ricevuto l'ordinanza con cui "si conferma il decreto impugnato" che riguarda la richiesta di restituzione di due telefoni cellulari, documenti e chiavette Usb sequestrati lo scorso luglio dagli uomini della Guardia di finanza. "Dopo le motivazioni da parte del Riesame, valuterò se procedere con il ricorso per Cassazione", spiega il legale Pellegrini all'Adnkronos.

Il materiale sequestrato resta dunque nelle mani della procura che indaga sull'incontro del 18 ottobre 2018 all'hotel Metropol di Mosca in cui si sarebbe discusso, secondo l'accusa, di un'operazione sospetta di corruzione legata all'importazione in Italia di un fiume di petrolio che, nelle parole di chi starebbe trattando, in un anno avrebbe dovuto far affluire 65 milioni di dollari nelle casse della Lega e permettere così al partito guidato da Matteo Salvini di affrontare la campagna elettorale delle ultime europee.

Al tavolo, secondo l'accusa, ci sarebbero state sei persone; tre intermediari russi, Savoini e gli altri due indagati italiani Gianluca Meranda e Francesco Vannucci. La difesa di Savoini nell'udienza di giovedì scorso aveva depositato una memoria di 20 pagine sollevando "la questione di utilizzabilità dell'audio. Non essendo certa la provenienza del file non si può porre alla base di un provvedimento di sequestro". Se la captazione è illecita, e non si conosce in che modo e da chi è stata fatta nella capitale russa, "allora non può legittimare un sequestro".

Una tesi bocciata dal tribunale del Riesame - le motivazioni della decisione dovrebbero essere depositate entro 30 giorni, termine non perentorio - che ha dato ragione ai titolari dell'inchiesta, i pm Sergio Spadaro e Gaetano Ruta coordinati dall'aggiunto Fabio De Pasquale. Dopo il Riesame bisognerà ora fissare una data per completare la copia forense di una chat contenuta in uno dei cellulari sequestrati a Savoini. Per alcuni problemi tecnici, infatti, non è stato possibile accedere a un'app di messaggistica. Sul cellulare nuovo si procederà con un confronto alla sola presenza delle parti, una sorta di incidente probatorio, per facilitare l'accesso al contenuto rimasto finora segreto. Al momento, nei documenti a disposizione degli inquirenti non emergono contatti tra Savoini e Salvini.

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