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Inaugurata statua di D'Annunzio a Trieste, Croazia protesta

12 settembre 2019 | 17.49
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Il sindaco Dipiazza: "Nessuna provocazione, un omaggio alla storia"

(Fermo immagine dal video pubblicato sul profilo Facebook del comune di Trieste)
(Fermo immagine dal video pubblicato sul profilo Facebook del comune di Trieste)

Protesta della Croazia con l'Italia per la statua di Gabriele D'Annunzio inaugurata oggi a Trieste, nel centenario dell'impresa di Fiume, occupata il 12 settembre del 1919 dal 'vate' alla testa dei suoi legionari. Il ministero degli Esteri di Zagabria ha consegnato una nota di protesta verbale all'ambasciatore italiano Adriano Chiodi Cianfarani, nella quale, come riferisce un comunicato, si legge che, "sebbene si sia trattato di una decisione delle autorità locali e non nazionali", l'inaugurazione della statua, come "il ricordo dell'anniversario dell'occupazione di Rijeka (Fiume) in alcune altre città italiane, non solo mina le relazioni amichevoli e di buon vicinato tra i due Paesi, ma è anche il riconoscimento di un'ideologia e di azioni che sono in profondo contrasto con i valori europei".

La stampa di Zagabria tra l'altro riferisce che nella notte sconosciuti hanno innalzato la bandiera italiana sul Palazzo del Governatore, che durante l'occupazione della città contesa dall'Italia e dall'allora Jugoslavia, venne usato da D'Annunzio come sua residenza. Sul posto è intervenuta la polizia croata, che ha rimosso la bandiera e ha spiegato che si trattava di quella del Regno d'Italia, non di quella attuale della Repubblica italiana. Sono stati rinvenuti anche dei volantini ma non ne è stato precisato il contenuto. Due giovani italiani, di 19 e 20 anni, sono stati intanto fermati questa mattina davanti allo stesso Palazzo, con delle bandiere italiane.

"Io sono al terzo mandato come sindaco di Trieste e negli anni ho messo in città la statua di Saba, di Svevo e di Joyce senza mai sollevare polemiche, non vedo perché si facciano per la statua di D'Annunzio che è uno scrittore italiano straordinario", ha dichiarato all'Adnkronos il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza. "Ma perché bisogna parlare di provocazione? Allora quando in occasione del 1 maggio vedo sventolare le bandiere della Jugoslavia cosa devo fare? - aggiunge - il '900 ormai è storia e dobbiamo essere liberi di parlarne e ricordarne gli autori senza farci problemi. Sono stato eletto dai cittadini di Trieste per tre volte di seguito e ho da loro ricevuto solo parole di apprezzamento. In piazza c'è ancora la fila per farsi foto vicino a questa bellissima statua. Poi da sindaco non credo di dover chiedere il permesso a nessuno".

"Ho scelto questa data perché era significativa nella storia di D'Annunzio ma avrei potuto scegliere il giorno in cui lanciò su Vienna i manifesti tricolori da un aereo - chiosa Dipiazza - tanto avrebbero avuto da ridire lo stesso. Io comunque sono anche il sindaco che nel 2010 ha fatto riunire il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, quello sloveno Danilo Turk, e quello croato Ivo Josipovic, facendo cantare a 380 ragazzi gli inni di tutte e tre le nazioni per un momento straordinario di pacificazione". "La storia di questa statua è nata per caso - conclude - quando sono andato al Vittoriale degli Italiani sul lago di Garda e ho notato una fila di persone che facevano le foto con questa statua di D'Annunzio. Me ne sono innamorato e ho deciso di portarla a Trieste. Questa è la terza statua fatta dallo stesso scultore e devo dire che dopo Saba, Svevo e Joyce mi sembrava quantomeno necessario farne una anche di D'Annunzio".

"L'inaugurazione a Trieste di una statua dedicata a Gabriele D'Annunzio nel centenario dell'impresa di Fiume è un'iniziativa estremamente importante perché rende onore alla memoria di un grande italiano che ha segnato la storia nazionale. Il nostro ringraziamento va al sindaco di Trieste Roberto Dipiazza e a tutta la giunta, ai quali va riconosciuto il merito di aver portato avanti con coraggio e determinazione questa scelta". È quanto scrive su Facebook il presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni.

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