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Fisco: Cassazione, condannato per evasione va in carcere anche se nullatenente

18 settembre 2019 | 17.14
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Essere nullatenenti non è un crimine e chi non può pagare un debito non va in carcere. Ciò vale anche per le tasse e le cartelle esattoriali: l’unica conseguenza per l’inadempiente è il pignoramento. Va, però, diversamente nei confronti di chi viene condannato penalmente per il reato evasione fiscale e non ha soldi per pagare la pena pecuniaria: in tal caso, dovrà per forza subire la detenzione. E non è tutto: egli non ha neanche diritto alle attenuanti generiche. Insomma, doppia beffa per l’imprenditore o il professionista che attraversa una crisi di liquidità e che non ha adempiuto gli obblighi col fisco. Lo ha stabilito la Cassazione, come riportato dalla specializzata 'La legge per tutti' in un articolo sul sito www.laleggepertutti.it.

Secondo i giudici, l’imputato per evasione fiscale insolvente non è meritevole della conversione della pena detentiva in quella pecuniaria; se così fosse, del resto, ciò vanificherebbe ogni effetto deterrente delle sanzioni penali. Il nullatenente, infatti, non subirebbe né la limitazione di libertà del carcere, né la multa. Ed è stata la stessa Cassazione a stabilire che il giudice, nell’applicare la pena al colpevole, valuta anche l’eventuale inefficacia della sanzione.

In relazione allo sconto di pena, invece, e al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche, ad avviso dei Supremi giudici non si può invocare la difficoltà finanziaria quando si tratta di evasione di Iva. Le somme, infatti, incassate a titolo di Iva non sono della società, bensì dell’Erario, e quindi non destinabili ad altri fini.

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