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Stato-Mafia

Il pentito: "Mangano scriveva dal carcere a Berlusconi"

19 settembre 2019 | 13.24
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La deposizione al processo d'appello sulla trattativa Stato-mafia di Francesco Squillaci: "Dell'Utri svelò ai Graviano covo collaboratore Contorno"

Immagine di repertorio (Fotogramma)
Immagine di repertorio (Fotogramma)

"Durante la detenzione a Pianosa mio padre conobbe Vittorio Mangano che scriveva telegrammi a Berlusconi perché voleva essere aiutato perché Pianosa era il carcere delle violenze. I telegrammi tornavano, però, indietro non spediti e Mangano li stracciava". Lo ha detto, deponendo in videoconferenza, il pentito di mafia Francesco Squillaci, deponendo al processo d'appello sulla trattativa tra Stato e mafia a Palermo. "Mangano (lo stalliere di Arcore ndr) gli disse che Silvio Berlusconi - ha detto ancora il collaboratore - era l'uomo che poteva aiutare Cosa nostra". Rispondendo alle domande dei pg Sergio Barbiera e Giuseppe Squillaci, ha detto che il padre è stato detenuto al carcere duro del 41 bis a Pianosa, a Spoleto e Cuneo.

"Tra il 1998 e il 2000 mio padre era nel carcere di Spoleto - ha aggiunto il pentito - dove ha stretto amicizia con i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano. Mio padre mi ha raccontato che i Graviano gli dissero che avevano individuato il collaboratore Totuccio Contorno a Roma e che non erano riusciti ad ucciderlo per poco. Sempre i fratelli Graviano, che si vantavano di avere una amicizia stretta, intima con Dell'Utri, dissero che sarebbe stato proprio lui che attraverso servizi segreti deviati avrebbe fatto sapere dove si trovava Contorno".

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