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Fine vita

Una chat trasversale per la battaglia contro l'eutanasia

23 settembre 2019 | 19.09
LETTURA: 5 minuti

Si chiama 'Eutanasia no grazie' e conta un centinaio di persone per coordinare la mobilitazione contro il fine-vita

(Fotogramma)
(Fotogramma)

di Roberta Lanzara
'Eutanasia, no grazie' è la chat "totalmente informale, ‘venuta su’ con uno spontaneo e inatteso tam tam" che dallo scorso giugno ad oggi accoglie, riflette e mobilita da dietro le quinte l’impegno civico del Paese al di là degli schieramenti politici ed ideologici sulla battaglia contro il ‘fine vita’. Ne fanno parte oltre un centinaio di persone, rappresentanti di una ‘polis di impegno civico pre-politico trasversale’ oltre le bandiere di appartenenza partitica o associativa.

Lo confermano fonti all'Adnkronos che della chat riferiscono: “Creata da 4 amici al bar, deputati attuali ed ex con cui ci stiamo aiutando da un pò a cercare un giudizio antropologico sulle principali questioni che attraversano il Parlamento, sollecitati soprattutto dal centro studi di Livatino (Associazione di giuristi che studia temi riguardanti il diritto alla vita, la famiglia e la libertà religiosa in un’ottica di coerenza col diritto naturale - ndr), abbiamo promosso e coordinato l’incontro dell’11 luglio a Roma ‘Diritto o condanna a morire per vite inutili’ e contribuito ad aiutare, prima e poi, gli organizzatori dell’evento pubblico con il cardinale Gualtiero Bassetti (‘Eutanasia e suicidio assistito. Quale dignità della morte e del morire?’, presso l’auditorium della Cei) lo scorso 11 settembre”.

Lungo l’elenco dei rappresentanti politici e delle associazioni, che a titolo personale fanno parte della chat o che hanno contribuito ai lavori scaturiti dal dibattito on line, come l’ebook ‘Diritto o condanna a morire per vite inutili’. Tra questi, Giancarlo Giorgetti, già sottosegretario alla Presidenza del Consiglio; Alfredo Mantovano,Centro Studi Livatino e Assuntina Morresi, Comitato nazionale Bioetica; e poi la senatrice Udc-Fi Paola Binetti; Maria Domenica Castellone, senatrice Movimento 5 Stelle; Vito De Filippo, deputato Pd; Maurizio Gasparri, senatore Fi; Alessandro Pagano, Lega; Antonio Palmieri, Fi; Gaetano Quagliarello, Idea-Fi; ed ex parlamentari bi-partisan come l’ex ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, Eugenia Roccella, Luisa Santolini, Massimo Polledri, Giovanni Falcone, membri dell’osservatorio di ‘Vera Lex’’.

Numerosissimi anche i rappresentanti dell’associazionismo cattolico e non da Carlo Casini (Movimento per la Vita) a Alberto Maria Gambino, presidente dell’Associazione Scienza&Vita; e poi Politica Insieme, Costruire Insieme, Giovanni XXXIII, il Moige, l’Associazione L’Albero, Vivere Salendo, l’Associazione Nonni 2.0, il Movimento Italiano per la Vita, il Forum associazioni sociosanitarie, il Movimento cristiano lavoratori… E’ un mondo legato alla battaglia contro il ‘Fine-Vita’ che si raccorda ed ha “ottime relazioni” oltre che con il laicato cattolico nei più diversi ambiti “anche con realtà di altre confessioni religiose come quella ebraica, che vogliono capire cosa sta accadendo”.

“La cosa più bella di ‘Eutanasia, no grazie’ – raccontano le fonti all'Adnkronos - è che è un gruppo nato in modo spontaneo, in cui è risorta una ‘koine’, una lingua comune. Ogni giorno un amico suggerisce l’ingresso di altri in un passaparola amicale, il cui scopo è aiutare, sostenere il passaggio di una legge in Parlamento, ed evitare che una sentenza della Consulta possa nel peggiore degli scenari costituzionalizzare l’eutanasia. Si tratta di una questione di portanza rilevante per il popolo – affermano - per i riflessi antropologici ed educativi che conduce in sé. Perché è una norma che, indicando un presunto bene comune, indirizza la popolazione ed un servizio sanitario nazionale non più a tutelare la vita ma anche la morte”.

“Alla Camera ognuno ha fatto la propria parte a livello politico con i vari gruppi – evidenziano - Siamo arrivati ad una condivisione ampia sulla proposta di legge di Alessandro Pagano su cui il consenso era ampio e trasversale ma poi con lo stupore di tutti – rimarcano - non è andata in aula perché i Cinque Stelle hanno sempre giocato a non fare deliberare il Parlamento confidando nella Consulta. Ed il tema è: chi può accettare questa sostituzione del legislatore derubricando il ruolo del Parlamento? E’ stato dimostrato che a torto o a ragione il Senato non ha visto palla, si è bloccato tutto alla Camera. Oggi – proseguono - ci sono 4 disegni di legge al Senato che potrebbero andare in istruttoria e poi andare in Aula. Nel frattempo è cambiata pure la maggioranza. Ma questo è un argomento in cui il Governo non prende posizione. E noi – concludono - chiediamo come nel comunicato dell’11 settembre: voto secondo coscienza al di là dell’appartenenza”.

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