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Eutanasia, Cappato: "E' in causa la libertà di persone che soffrono"

24 settembre 2019 | 13.01
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Attesa la decisione dei giudici della Consulta sull'aiuto al suicidio. L'esponente dell'Associazione Luca Coscioni: "Ho aiutato Fabiano perché l’ho ritenuto mio dovere morale"

(Foto Fotogramma)
(Foto Fotogramma)

“Ho aiutato Fabiano perché l’ho ritenuto mio dovere morale, ora sapremo se può essere riconosciuto anche un diritto". Lo ha affermato Marco Cappato a margine dell’udienza alla Corte Costituzionale sulla questione del ‘suicidio assistito’, sottolineando che "il compito della Consulta è difficile e importante. Attendiamo con massimo rispetto la decisione".

Oggi è in causa la libertà di tante persone in condizione di sofferenza, questa è la posta in gioco - ha aggiunto - Speriamo che al parlamento sia consentito di svolgere il suo compito. Crediamo nella centralità del Parlamento che però deve essere tale il Parlamento non può essere ostaggio dei giochini dei capi partito che hanno preferito impedire ai loro stessi parlamentari di prendere una decisione su un tema così delicato”.

In difesa di Marco Cappato, l'avvocato Filomena Gallo, segretario dell'associazione Luca Coscioni: "E' giunto il momento di una dichiarazione di incostituzionalità, perché la normativa attuale è un vulnus costituzionale, e perché la dichiarazione di incostituzionalità è l'unica coerente con il rinvio stabilito dalla Corte con l'ordinanza dello scorso ottobre" - ha detto in udienza. Secondo quanto dichiarato dall'avvocato Gallo, il legislatore italiano non avrebbe fatto la sua parte: "oggi torniamo a discutere dell'aiuto al suicidio senza aver avuto una risposta dal Parlamento; se è vero che vari ddl ci sono, è vero anche che tutte le iniziative legislative in materia si trovano ad uno stadio preliminare. Dunque, questa non è una base che giustifichi un rinvio della decisione"- aggiunge ancora, sottolineando che il sindacato costituzionale non può assolutamente essere 'paralizzato'.

La richiesta di dichiarare illegittima quella che viene definita "una sanzione penale draconiana" alla Corte, arriva anche dal professor Vittorio Manes. "Nessuno sta rivendicando nuovi diritti ma la protezione di diritti già esistenti - ha detto - non si puo' fare un passo indietro, la Corte ha già parlato di vulnus chiaramente rilevante".

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