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Salvo Andò: "Falcone era isolato, sia dalla politica che dai giudici"

28 settembre 2019 | 14.38
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A trent'anni di distanza dall'audizione del pentito Contorno parla l'ex ministro della Difesa in un'intervista all'Adnkronos

(Fotogramma)
(Fotogramma)

di Elvira Terranova

"Ricordo bene quella audizione del pentito Contorno, anche perché il suo ritorno in Italia fu accompagnato da un certo clamore". Salvo Andò, ex ministro della Difesa, c'era a quella audizione del 9 agosto 1989 quando il pentito di mafia Salvatore Contorno, detto 'Totuccio', era stato sentito dopo il suo ritorno dagli Stati Uniti in Sicilia. Gli atti di quell'audizione sono stati desecretati solo ieri, dopo 30 anni, dalla Commissione antimafia, presieduta da Nicola Morra, grazie al lavoro certosino del pm Roberto Tartaglia, consulente del Presidente Morra. Andò, in un'intervista all'Adnkronos, racconta quell'audizione davanti all'Antimafia "anche se - dice - ovviamente non ricordo le domande che feci a Contorno, però ricordo il periodo e il clima che si respirava". Era stato l'allora presidente Gerardo Chiaramonte a convocare in quel torrido agosto di 30 anni fa sia il pentito Salvatore Contorno che l'ex dirigente della Criminalpol Gianni De Gennaro. In quel periodo a Palermo c'era una mattanza. Un'audizione che racconta un clima di sospetti attorno al giudice Giovanni Falcone ma anche attorno all'ex capo della Criminalpol Gianni De Gennaro, sentito lo stesso giorno.

"L'isolamento del giudice Falcone era palese, un fatto acquisito - racconta Salvo Andò - Era un isolamento sia politico che della corporazione della magistratura. Spesso veniva attaccato anche per ragioni politiche perché il dottor Falcone non era disponibile a farsi strumentalizzare. Era un uomo libero e la sua grande forza era che non riusciva spesso a entrare nei sofismi della politica".

"Ricordo benissimo che alla fine degli anni Ottanta il ritorno in Italia dagli Stati Uniti di Totuccio Contorno fu accompagnato da un certo clamore, in Commissione antimafia l'attenzione era proprio su quel ritorno in Italia e non sulle rivelazioni che il collaboratore di giustizia poteva fare. Ci si chiedeva perché era tornato", ricorda Andò andando indietro nel tempo di 30 anni. "L'isolamento di Falcone era un fatto acquisito - dice - La storia di Falcone è la storia di un magistrato simbolico che da vivo non mi pare sia stato sempre sostenuto dalla corporazione dei suoi colleghi... Mentre da morto sì". "Gli si rimproverava la straordinaria visibilità mediatica", ricorda ancora l'ex ministro della Difesa.

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