Bolognesi: "Documenti mostrano questo collegamento, utile approfondirlo"
Potrebbe esserci un intreccio tra via Gradoli, la strada romana in cui si trovava un covo delle Brigate Rosse durante il sequestro di Aldo Moro, nel 1978, e il processo in corso a Bologna, davanti alla Corte di Assise, all’ex Nar Gilberto Cavallini, imputato per concorso nella strage del 2 agosto 1980. Secondo il collegio di parte civile, composto dagli avvocati Andrea Speranzoni, Roberto Nasci, Alessandro Forti, Antonella Micele e Andrea Cecchieri, in quella stessa strada, ma a numeri civici diversi, anche i Nar, nel 1981, avevano due covi.
"I documenti - spiega all’AdnKronos Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione delle vittime della strage di Bologna - mostrano questo collegamento e noi riteniamo sia utile approfondirlo". Gli appartamenti che i Nar usarono come covi, sempre secondo gli avvocati, erano riconducibili a società immobiliari legate a servizi segreti deviati. Per fare chiarezza sullo scenario, quindi, la parte civile ha chiesto alla Corte di Assise di Bologna di acquisire i documenti e sentire nuovi testimoni, tra i quali l’amministratore dell'immobile di via Gradoli 96, risultato, per i legali, anche amministratore della società proprietaria dello stabile dove si nascosero i Nar.