A 'Non è l'Arena' intervista a una delle figlie del capo degli Irriducibili, ucciso in un agguato a Roma
"Ci eravamo scambiati dei messaggi poco prima che l’uccidessero, nessuno di noi pensava a qualcosa del genere. Ma nei giorni dopo la sua morte ho avuto paura". A parlare a 'Non è l'Arena', programma in onda domenica sera su La7, è Ginevra Piscitelli, una delle due figlie di Fabrizio, il Diabolik degli Irriducibili Lazio. "La cosa che mi ha pesato più di tutto è che quasi il mio dolore non fosse legittimo, perché le notizie che sono uscite lo descrivono come un boss; quindi è come se io e la mia famiglia dovessimo aspettarci una cosa del genere" dice ancora la 22enne.
Il movente dell'omicidio del padre, vittima di un agguato tuttora impunito al Parco degli Acquedotti, avvenuto in mezzo alla gente e col sole ancora alto, il 7 agosto scorso, è sconosciuto; come il volto del killer che lo ha freddato con un colpo alla nuca. "Dopo due mesi non c’è ancora il nome dell'assassino - ribadisce Ginevra Piscitelli nell'intervista ripresa anche dal 'Corriere della Sera' -. Mio padre era molto amato. Ci ripeteva che avrebbe voluto fare di più per noi".