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Bossetti scrive a Feltri: "Non sono un mostro"

22 ottobre 2019 | 09.16
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L'uomo, condannato in via definitiva per l'omicidio di Yara, scrive al direttore editoriale di 'Libero': "Non l'ho uccisa io"

(Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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"Gentile Direttore Feltri, forse rimarrà sorpreso che io le scriva". Inizia così la lettera che Massimo Bossetti, condannato in via definitiva per l'omicidio di Yara Gambirasio, ha indirizzato al direttore editoriale di 'Libero'. "Ritengo che lei da bergamasco doc sia un uomo di sani principi - scrive Bossetti nella missiva -. Io Direttore, non sono né l'assassino della povera Yara né il mostro che i media e i social hanno dipinto".

"Sono un uomo normale, semplice - sottolinea Bossetti - che pensa al lavoro e a non fare mancare nulla alla propria famiglia. Arriva quel maledetto giorno che ha sconvolto la mia vita e quella della mia famiglia e dei miei cari che oggi mi guardano dal cielo e sono convinto che questa vicenda li ha provati moltissimo".

"Il trattamento che la giustizia italiana mi ha riservato è stato scorretto e ha calpestato ogni diritto alla difesa - prosegue Bossetti - e mi riferisco anche a quell'ex ministro dell'Interno incapace che gridava la mondo che era stato preso l'assassino di Yara calpestando la Costituzione".

"In carcere a Bergamo - scrive ancora l'uomo - la pm e vari responsabili dell'organo penitenziario mi pressavano a confessare in continuazione un delitto proponendomi benefici. Come potevo confessare un delitto che non ho commesso?".

"Grido dall'inizio di ripetere la prova del Dna e sono sicuro che Le verrebbe ogni ragionevole dubbio - incalza Bossetti -. Perché è stato commesso UN GRAVE ERRORE GIUDIZIARIO (in maiuscolo nella lettera, ndr). Non sono io il colpevole e il codice di procedura penale lo dice chiaramente all'art 533 C.P.P 1° comma che 'il giudice pronuncia sentenza di condanna se l'imputato risulta colpevole del reato contestatogli al di là di ogni ragionevole dubbio'".

"Direttore - conclude Bossetti - La prego di porgermi la Sua mano d'aiuto, non è giusto essere dipinto un mostro, non è giusto che mi abbiano affibbiato un ergastolo, non è giusto che venga commesso un errore giudiziario, per l'incapacità professionale e Confido che Lei possa capire cosa ho e sto provando. Gentile Direttore, La prego di prendere in considerazione la mia richiesta d'aiuto, restando a sua completa disposizione per ulteriori chiarimenti".

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