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Materiale ai limiti della legalità in chat per 1 giovane su 3

22 ottobre 2019 | 15.25
LETTURA: 4 minuti

L'indagine Skuola.net su 4 mila giovani fra gli 11 e i 15 anni. I contenuti? Dalla pornografia, passando per la violenza e il razzismo

(Fotogramma)
(Fotogramma)

Conversazioni blindate, video pornografici, challenge pericolose e non solo: in almeno 1 caso su 3 spiare nel telefono dei ragazzi potrebbe portare a galla del materiale quanto meno ‘discutibile’. Lo rivela un indagine condotta da Skuola.net intervistando oltre 4mila ragazzi tra gli 11 e i 25 anni. L’indagine ha preso il via da un evento che ha scosso l’opinione pubblica nei giorni scorsi, quando una chat intitolata 'The Shoah Party' è stata portata alla luce. Ragazzi adolescenti, moltissimi dei quali minorenni, si scambiavano materiale da film dell’orrore: inni all’Isis e al nazismo, insulti razzisti, video pornografici e pedopornografici, contenuti violenti.

Verrebbe quasi da dire “non sbloccate quello smartphone”: il rischio è di trovarci qualcosa di inaspettato, soprattutto se si sa dove cercare. I luoghi preferiti per lo scambio di contenuti di qualsiasi tipo sono le chat dei servizi di messaggistica. Secondo i dati, il 60% usa soprattutto WhatsApp, un altro 35% per lo più Instagram. Su queste piattaforme, quasi tutti partecipano a chat collettive: escludendo il 9% che comunica in questo modo solo con i familiari, il 58% chatta in gruppo con i propri amici, mentre un terzo dei ragazzi partecipa a gruppi in cui ci sono anche sconosciuti.
Ma in queste chat da cui genitori e parenti sono esclusi - ed è questo il passaggio più interessante - ci si scambiano anche contenuti non appropriati: a raccontarlo è 1 su 3 di coloro che vi partecipano. La tipologia di questi contenuti è varia: se circa un quarto dei coinvolti non è in grado di definirne delle caratteristiche precise, la restante parte ha fornito maggiori dettagli: si va dal materiale pornografico (65%) alle immagini di violenza (11%), dagli inni al nazismo/fascismo (8%) agli inviti a challenge o comportamenti pericolosi (7%) fino al bullismo (5%) e al razzismo (4%).

I motivi per i quali si sono sentiti legittimati a scambiare dei materiali così controversi? Oltre la metà pensa possa essere divertente e fonte di ilarità scherzare sugli argomenti sopra elencati. Mentre un 25%, a quanto pare, sembrerebbe interessato all’argomento delle discussioni. Il 13% lo ha fatto semplicemente annoiato, il 7% ha seguito passivamente il gruppo. Gruppi, questi, in cui in più della metà dei casi (54%) si è entrati sotto invito di amici, o per lo meno di conoscenti (26%), mentre l’11% dei ragazzi è stato aggiunto da sconosciuti e addirittura 1 ragazzo su 10 afferma di esserne l’amministratore.
Questo tipo di conversazioni avvengono soprattutto in chat molto ristrette, quasi “blindate” (68%
), forse perché il 70% sa perfettamente di muoversi al confine della legalità. Tuttavia non mancano - in misura minore - anche in gruppi più numerosi (18%) e nel 14% addirittura quelli che comprendono persone sconosciute.

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