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Alvin è in Italia, abbraccia padre e sorelle

08 novembre 2019 | 07.53
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Il bambino, 11 anni, è rientrato a bordo di un aereo atterrato a Fiumicino (VIDEO)

Alvin è in Italia, abbraccia padre e sorelle

E' atterrato all'aeroporto di Fiumicino l'aereo che ha riportato in Italia il piccolo Alvin Berisha, il bambino di 11 anni portato via dall’Italia nel 2014 dalla madre Valbona Berisha, radicalizzata via web in Italia e divenuta foreign fighter, associandosi all’organizzazione terroristica dello Stato islamico. Il bambino ha così potuto riabbracciare il padre e le sorelle (VIDEO).

"Quando Alvin ha riabbracciato le sue due sorelle è stato travolgente, oltre che commovente", ha raccontato all'Adnkronos Maria Josè Falcicchia dello Scip, Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia del ministero dell’Interno, che insieme alla Croce Rossa Italiana, alla Mezzaluna Rossa, al Ros e alle autorità albanesi hanno riportato Alvin a casa. "Mentre Alvin abbracciava le sorelle ho guardato il presidente della Mezzaluna Rossa e lui piangeva - ha continuato Falcicchia - piangeva per Alvin e per tutti gli altri bambini del campo profughi di Al Hol che vorrebbe al sicuro. E' stato veramente travolgente".

Poi, nella conferenza stampa all'aeroporto di Fiumicino, Falcicchia ha spiegato che "quando è stato recuperato Alvin, nel campo profughi in cui si trovava c'erano 70mila persone, non è stato facile. All'inizio il piccolo, che non parla più italiano perché lo ha dimenticato, ma solo l'arabo e un po' l'albanese, era guardingo, ma poi ha compreso e si è fidato. Mentre era con noi ha mangiato patatine e pollo, ha trascorso ore serene. Ora Alvin inizia una nuova vita, avrà bisogno di aiuto e lo avrà. Sono contenta, abbiamo mantenuto la promessa fatta al padre".

In merito all’operazione che ha portato Alvin in Italia Francesco Rocca, presidente della Croce Rossa Italiana, ha detto all’Adnkronos che "la preoccupazione più grande era far uscire Alvin in sicurezza. Era nostra responsabilità fare in modo che tutto filasse liscio e così è stato e per questo voglio ringraziare tutti coloro che hanno partecipato".

"La collaborazione vince sempre, riportare Alvin a casa è stato un grande lavoro di squadra e vedere l’abbraccio tra Alvin e il papà commuove e ripaga di tutte le fatiche - ha aggiunto Rocca a margine della conferenza stampa - Un lavoro partito a giugno con la richiesta di verificare se effettivamente Alvin fosse presente nel campo profughi di Al Hol. Abbiamo verificato che il bambino era lì e da quel momento è iniziata l’operazione che ha portato a questo grande risultato".

"Quella di Alvin è una storia bellissima che va dritta al cuore delle tante persone e delle tante organizzazioni che vi hanno partecipato. Oggi è la giornata dei sorrisi, della gioia" le parole di Giuseppe Spina, direttore dello Scip, durante la conferenza stampa all'aeroporto di Fiumicino. "E' una storia bellissima che va dritta al cuore di tutti coloro che hanno partecipato a questa operazione - ha aggiunto Spina - a questa avventura umana che ha riportato in Italia un orfano di madre e a fargli abbracciare il papà e le sorelle".

Alberto Nobili, coordinatore della sezione distrettuale antiterrorismo di Milano, in conferenza stampa ha detto che "Alvin sarà ascoltato in audizione protetta forse la prossima settimana, dipende da come si sentirà". "Ora deve riposare e stare con il papà e le sue sorelle - ha aggiunto - poi lo ascolteremo". Nobili ha riferito che un calcolo esatto "non è possibile" ma dai risultati di indagine, "ci sono almeno altri 10-12 casi come quello di Alvin Berisha, ovvero genitori extracomunitari che vivevano in Italia e che sono partiti per la Siria per unirsi all'Isis e portando con sé il proprio figlio".

"La Mezzaluna Rossa siriana e il popolo siriano sono pronti ad aiutare le organizzazioni internazionali a portare in salvo tutti i bambini che sono in Siria - ha affermato Khaled Hboubati, presidente della Mezzaluna Rossa siriana - Questa operazione, che è una gioia per noi, è stata il frutto di grande collaborazione".

Marco Rosi, comandante del reparto antiterrorismo del Ros dei Carabinieri, ha riferito che "la mamma di Alvin dopo essere diventata foreign fighter, oltre ad avere cambiato nome al proprio figlio con il nome di Yusuf, voleva fargli dimenticare l'italiano, fargli parlare solo l'arabo e si era risposata con un combattente. Insomma, voleva fargli dimenticare completamente il suo passato in Italia". "Poi quando la mamma di Alvin è morta per l'esplosione di una bomba, grazie all'aiuto della Croce Rossa abbiamo individuato il campo dove si trovava il piccolo - ha spiegato Rosi - e dopo tutta una serie di interventi in cooperazione, oltre al Ros, con lo Scip, la Croce Rossa e tutti gli attori coinvolti, siamo finalmente riusciti a riportarlo in Italia".

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