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Il caso

Offese choc a Segre, orrore su Facebook

08 novembre 2019 | 16.18
LETTURA: 3 minuti

Il commento choc su Liliana Segre apparso sotto un articolo di Fanpage
Il commento choc su Liliana Segre apparso sotto un articolo di Fanpage

"Potrebbe stare a casetta". Una frase agghiacciante, accompagnata dalla foto di un forno, all'indirizzo di Liliana Segre. Questo quanto accaduto su Facebook dove, fra i tanti 'haters' presenti nei commenti alle notizie sulla scorta per la senatrice a vita, un uomo si è distinto per l'orrore e la ferocia delle parole sotto a un post di Fanpage. Troppo per gli utenti del social - che lo hanno duramente contestato - e troppo per Cathy La Torre, avvocata, attivista Lgbt e anima di 'Odiare ti costa'. Che ora promette di attivarsi affinché quel commento e quella foto non restino impuniti.

"Con te - scrive l'avvocata su Facebook rivolgendosi direttamente all'autore del commento - faremo tutto quanto in nostro potere perché la Giustizia italiana non lasci correre questo orrore. E si dimostri implacabile, giusta, dalla parte delle vittime e dello Stato. Questa notte - spiega ancora - non ho dormito per approfondire la giurisprudenza in materia e preparare tutto. Oggi stesso partirà tutto".
"Quello che hai fatto - ricorda quindi Cathy La Torre - non è stato esprimere un pensiero: ma commettere un reato, gravissimo. Punito dalla Legge Reale - Mancino. Per quel reato sono previste pene gravi, soprattutto se il tuo odio razzista è veicolato in luoghi accessibili a molti. E Fanpage, di utenti, ne ha 8,2 milioni".

E ancora: "Liliana Segre potrebbe essere una tua sorella maggiore. Colpevole di nulla. A cui auguri di morire non in un modo qualsiasi, ma in un modo strettamente legato alla persecuzione razziale di cui gli ebrei sono stati vittime. E tutto questo è di una violenza, di una crudeltà, di una ferocia senza pari. Ma oggi - conclude l'avvocata e attivista - mi sento solo di dirti #odiareticosta".

Intanto, Odiareticosta -come si legge su Facebook- "sta presentando esposto alla Procura di Treviso per propaganda di idee fondate sulla superiorità e sull’odio razziale o etnico nei confronti dell’autore di questo commento. È libertà di espressione? No, la Legge Reale - Mancino lo chiama reato d’odio. Oggi rischiamo di dimenticare la differenza, e questo può mettere seriamente in crisi la nostra democrazia".

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