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Venezia, Patty Pravo: "Un inferno come nel '66"

13 novembre 2019 | 19.42
LETTURA: 2 minuti

"Mai avrei pensato che più di 50 anni dopo, nonostante le tecnologie che abbiamo a disposizione, ci saremmo trovati nella stessa situazione. Questo Mose infinito è una vergogna"

(IPA/Fotogramma) - FOTOGRAMMA
(IPA/Fotogramma) - FOTOGRAMMA

"Sono sconvolta. La città è in ginocchio. Ed è una vergogna questo Mose infinito. Hanno cominciato a progettarlo negli anni '80, i lavori sono iniziati nel 2003 e non è ancora finito. Nonostante sia già costato mi pare ben 7 miliardi. Cosa stanno aspettando? Che Venezia crolli? Che la nostra storia e la nostra cultura vadano in malora?" Patty Pravo confessa all'Adnkronos di essere "arrabbiata oltre che sconvolta" di fronte ai danni procurati dall'acqua alta record a Venezia.

"Mi è tornato in mente quando mia nonna mi chiamò nel 1966 per dirmi che c'era l'inferno, che tutti erano bloccati e che c'erano stati danni enormi, agli edifici storici a tutti i locali e le botteghe. Ma mai avrei pensato che più di 50 anni dopo, nonostante le tecnologie che abbiamo a disposizione, ci saremmo trovati nella stessa situazione. Anzi forse anche peggio. Ho visto foto assurde: ci sono tantissime barche finite sulle banchine e nelle calli e rimaste lì in secco quando l'acqua si è ritirata. I danni ai luoghi d'arte, alle case, ai vaporetti. C'è una mia amica che ha un negozio di antichità dove è tutto da buttare. E questo perché non siamo capaci di amare il nostro paese. Venezia non si merita questo. Il mondo non si merita questo", sottolinea la cantante veneziana.

"La mia speranza è che si crei un movimento pro-Venezia al livello internazionale. E che magari si faccia pressione almeno per finire il Mose. Perché è evidente che gli italiani non siano stati capaci di mettere al sicuro uno dei patrimoni culturali e artistici più importanti che abbiamo", conclude Patty Pravo.

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