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Ex Ilva, stop graduale sospensione impianti

18 novembre 2019 | 08.13
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L'Altoforno 2 resta acceso. Decisione su ricorso d'urgenza entro il 4 dicembre. Gualtieri: "Non chiuderà". Procura indaga su false comunicazioni e reati fallimentari

(Fotogramma/Ipa)
(Fotogramma/Ipa)

"In serata l'azienda ha convocato con urgenza le organizzazioni sindacali per comunicare la sospensione del cronoprogramma di spegnimento, a seguito anche dell'intervento del tribunale di Milano. Infatti, il tribunale di Milano, in attesa dell'udienza prevista per il 27 novembre, ha chiesto di 'non porre in essere ulteriori iniziative e condotte in ipotesi pregiudizievoli per la piena operatività e funzionalità degli impianti'". Inoltre "l'ad Morselli ha comunicato sia la regolare ripresa delle attività e degli ordini commerciali, a partire dal Treno Nastri 2, che la prosecuzione della marcia di Afo 2 (Altoforno 2, ndr) in attesa di una definitiva decisione della Procura di Taranto". Lo riferiscono i coordinatori dei sindacati dei metalmeccanici Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil di Taranto, a proposito della situazione dell'ex Ilva.

AM Investco accoglie quindi l'invito del tribunale milanese a partecipare alla discussione tra tutte le parti coinvolte il 27 novembre, secondo quanto rende noto il gruppo. A seguito della recente richiesta dei Commissari dell'Ilva al Tribunale di Milano volta all'ottenimento di provvedimenti provvisori relativi all'acciaieria di Taranto, AM InvestCo Italy "prende atto e saluta con favore l'odierna decisione del Tribunale di non accogliere la richiesta di emettere un'ordinanza provvisoria senza prima aver sentito tutte le parti. L'udienza in Tribunale è fissata per il 27 novembre". Am InvestCo, si legge, "seguirà l'invito del Tribunale a interrompere l'implementazione dell'ordinata e graduale sospensione delle operazioni in attesa della decisione del Tribunale. Tale processo è in linea con le migliori pratiche internazionali e non recherebbe alcun danno agli impianti e non comprometterebbe la loro futura operatività".

Per quanto riguarda la decisione del ricorso d'urgenza, presentato dai commissari dell'ex Ilva e affidato al tribunale di Milano, arriverà "entro il 4 dicembre". E' quanto sostiene una fonte giudiziaria. Non si tratta di una data a caso: il 4 dicembre ArcelorMittal è intenzionata a lasciare Taranto. Le parti - cioè i commissari straordinari, i legali di ArcelorMittal e la procura di Milano - hanno tempo fino al 25 novembre per depositare memorie e documenti che saranno discussi nell'udienza fissata il 27 novembre davanti al giudice Claudio Marangoni, che presiede la sezione del tribunale di Milano specializzata in imprese e che da solo deciderà sul caso. Da quanto trapela potrebbe essere sufficiente una sola udienza prima del provvedimento del giudice. Fino ad allora, con una prassi che nel civile non è inusuale, Marangoni ha invitato "le parti resistenti - tenuto conto della non adozione di provvedimenti inaudita altera parte, in un quadro di leale collaborazione con l'autorità giudiziaria e per il tempo ritenuto necessario allo sviluppo del contraddittorio tra le parti - a non porre in essere ulteriori iniziative e condotte in ipotesi pregiudizievoli per la piena operatività e funzionalità degli impianti"

CONTE E PATUANELLI - A quanto apprende l'Adnkronos, il premier Giuseppe Conte e il ministro dello Sviluppo economico Patuanelli incontreranno i vertici di AncelorMittal venerdì alle 18:30. "Voglio ringraziare il Tribunale di Milano che ha accolto con la massima celerità la sollecitazione dei commissari straordinari dell'ex Ilva. Chi ha pensato di poter compromettere un intero sistema industriale e produttivo, ha trovato un Sistema Paese pronto a reagire compatto" scrive in un tweet proprio il ministro dello Sviluppo, Stefano Patuanelli.

Il titolare degli Affari Regionali, Francesco Boccia, intervistato da Massimo Giannini e Oscar Giannino a 'Circo Massimo', su Radio Capital, non ha usato mezzi termini: "Il governo ha le idee fin troppo chiare. Mittal ha posto sul tavolo un ricatto occupazionale inaccettabile, che il governo ha già respinto" ha attaccato Boccia. "Se un'azienda media italiana avesse fatto quello che ha fatto Mittal, i proprietari sarebbero già stati portati via alle sei del mattino da qualche giorno...".

Qual è il piano B? "L'alternativa è scolpita nelle leggi dello Stato: c'è l'amministrazione straordinaria, che ha già salvato una volta Ilva dal crack Riva, con il prestito ponte e con l'obiettivo di riportare entro uno-due anni, come previsto dalla legge, l'azienda sul mercato. Se fosse necessario, lo rifaremmo un'altra volta senza alcun problema".

E la Regione Puglia potrebbe "pagare le fatture al posto di Mittal" ai fornitori dell'ex Ilva, così "subentreremmo come creditori dell'Ilva". L'ipotesi è stata ventilata dal governatore Emiliano. In quel caso però - ha aggiunto - "li perseguiteremo legalmente ovunque al mondo" anche perché così si rischia "di far fallire decine di aziende essenziali per l'economia pugliese". Emiliano ha quindi definito quello messo in campo dalle aziende dell'indotto "un blocco intelligente, che consentirà alle merci che devono entrare per alimentare la fabbrica di continuare ad arrivare". Tuttavia, ha aggiunto, non è possibile pensare che queste imprese alle quali sono stati già portati via 150 milioni nella prima fase dell'emergenza Ilva, non ricevano il pagamento delle fatture".

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