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Informazione: Forum Internazionale Giornaliste del Mediterraneo, una 'tre giorni' in Puglia

19 novembre 2019 | 19.51
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Forum Internazionale Giornaliste del Mediterraneo
Forum Internazionale Giornaliste del Mediterraneo

Dal 21 al 23 novembre si terrà il Forum delle Giornaliste del Mediterraneo (Fmwj), organizzato da Giulia giornaliste e ideato e diretto da Marilù Mastrogiovanni, che quest'anno sarà ospite delle città di Taranto, Bari e Brindisi. Il Forum è presente sui tavoli di Unesco, Onu, Osce, Anna Lindh Foundation; è finanziato da Corecom Puglia, Fnsi, Consigliera di parità regionale, Amnesty international, con il supporto del Ministero degli Esteri. Si svolge in collaborazione con l’Università degli Studi di Bari e il patrocinio del Comune di Taranto e Brindisi.

Nel ricco programma di interventi da segnalare una Lectio su "Journalists: the bête noire of organised crime" di Pauline Ades-Mevel, Head of European Union & Balkan desk- Rsf Reporters without borders. Sul tema donne e diritti nel Corno d'Africa, la testimonianza dell'attivista Shukri Hussein Warsame e dei figli, impegnati in Somalia per garantire il diritto alla salute a donne e bambini. Quindi interverranno Yassin Isse Wardere, direttore per il Corno d‘Africa di 'The Voice of America'.

Una sezione della manifestazione è dedicata allo sport, "Da Tokio 2020 a Taranto 2026: le atlete e le tifose". Il mondo dello sport -spiega all'Adnkronos la presidente di Giulia Giornaliste, Silvia Garambois- non è 'amico delle donne. Oltre alla grave e intollerabile discriminazione economica tra atlete e atleti, alla scarsa presenza delle donne nelle strutture dirigenti delle diverse discipline, all'insufficiente promozione dello sport femminile, c'è una modesta, inadeguata e spesso stereotipata rappresentazione degli sport femminili sui media. Per questo sono necessarie nuove idee guida per una diversa informazione". Con l'occasione verrà presentato il libro e il Manifesto "Donne media e sport" da Garambois e da Mara Cinquepalmi di Giulia giornaliste.

C'è spazio per il l'"Iran dis-velato: a quale prezzo?": per tutte il caso di Nasrin Sotoudeh, avvocata condannata a 33 anni di carcere e 148 frustate. E’ stata punita per aver rappresentato la difesa legale delle donne arrestate nel 2018, perché avevano manifestato pubblicamente contro l’obbligo del velo. Ma in Iran sono numerose le attiviste che si oppongono all’obbligo di coprirsi il capo e devono fare i conti con i diritti negati loro ogni giorno. Interventi di Tiziana Ciavardini, scrittrice (Il Fatto Quotidiano); Maryam Rahimi, scrittrice, regista iraniana, autrice di "Time to change".

Sul Kurdistan e le guerre dimenticate dai media, ci sono Antonella Napoli con Focus on Africa e Esma Cakir, giornalista turco curda. E poi la mafia che si fa ma non si dice, quella di 'provincia', che ingrassa lontano dai riflettori e dai circhi mediatici, raccontate da giornaliste che difendono i fatti da chi vuole occultarli e ne pagano il prezzo. A parlarne Floriana Bulfon dell’Espresso, Anna Scalfati di Giulia giornaliste e Graziella di Mambro di Latina oggi. Poi l'’Ambiente, che non è un Paesaggio di contorno. "Dalla Turchia al mare e al cielo di Taranto fino agli ulivi millenari del Salento": lo studio del paesaggio è lo studio delle connessioni tra i popoli e l’ambiente. Che cosa si distrugge quando il Paesaggio viene eradicato' A spiegarlo è Esther Voswickel, antropologa di Instabul.

Sbarre e diritti, quando si raccontano i tabù: il diritto a raccontarsi, il diritto a raccontare, altrimenti il rischio è di diventare invisibili. L’esperienza di teatro e cinema con i 'precauzionali' di Rebibbia mostra come la narrazione restituisca dignità all’essere umano, riducendo in polvere i tabù. Come è nel caso di "Polvere di sbarre" di Daniela Marazita, drammaturga e regista, che ha girato con i detenuti del carcere romano questo documentario, poi censurato.

Il 4 novembre l'Onu avrà messo sotto esame l’Italia sul tema dei diritti umani. Il nostro Paese è infatti chiamato a fare il cosiddetto "terzo ciclo" della Revisione Periodica Universale (Universal Periodic Review, Upr), una procedura per cui, ogni quattro anni circa, tutti gli stati membri dell’Onu si sottopongono a un esame complessivo in materia di diritti umani.

Una rete di organizzazioni delle società civile, hanno preparato per i rappresentanti delle Nazioni Unite un report dettagliato sui diversi aspetti che riguardano la condizione delle donne in Italia e delle raccomandazioni presentate all'Onu a Ginevra l'11 ottobre. E sarà proprio il Forum of Mediterranean women journalists, tra le organizzazioni firmatarie delle raccomandazioni indirizzate all'Onu, a discutere del Rapporto. In particolare Simona Lanzoni, vicepresidente Grevio e Fondazioni Pangea e presidente Reama-Rete per l‘auto mutuo aiuto; e Patrizia Scannella, Wilpf-Ginevra

Non potevano mancare le fake news, in questo caso su "Donne, guerre, migranti". Se Eva è stata la prima vittima di una bufala uscita dalla bocca del serpente, da allora falsità e bugie non hanno smesso di rovinare le donne, spesso vittime di abusi dell’informazione. E anche quando si tratta di migranti la verità sprofonda in fondo al mare, insieme alle vittime di smuggling e trafficking (tratta di esseri umani). E le notizie che giungono dai fronti di guerra diventano brandelli distorti dei fatti, piegati e manipolati in base al tornaconto dei governi. Interviene Giuliana Sgrena, giornalista il Manifesto.

Il lavoro è curato da Brenda Murphy, Department of Gender Studies Research Associate I Mediterranean Institute (University of Malta) e verte su "Orizzonti mediatici e culture dello spogliarello: patriarcato, e rappresentazione dei corpi delle donne nella società contemporanea", tra donne che fanno le notizie, donne che fanno notizia e donne oggetto delle notizie: la proposta di una Data Analysis.

Quindi la guerra al popolo curdo: il ruolo delle donne e degli accademici con Sinem Arslam, ricercatrice e attivista curda, Transnational Dynamics of Civil War Peace Processes (University of Essex). E altri conflitti che non fanno notizia come quelli di di Yemen, Libia e Siria. Raccontarli è difficile e si rischia la vita, perché il visto giornalistico è concesso con difficoltà. Francesca Mannocchi, giornalista, autrice di "Porti ciascuno la sua colpa" (Laterza, 2019)

E infine "Il barometro dell’odio", dato che donne, migranti e rifugiati sono il bersaglio preferito degli haters on line. Una ricerca di Amnesty international -presentata da Riccardo Noury portavoce per l'Italia-analizza il linguaggio usato sui social dai politici italiani sotto elezioni.

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