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Killer Budrio, Strasburgo: inammissibile ricorso figli di Verri

20 dicembre 2019 | 13.22
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La guardia ecologica fu uccisa l’8 aprile 2017 da Norbert Feher

(FOTOGRAMMA)
(FOTOGRAMMA)

La Corte europea dei diritti umani ha dichiarato inammissibile, con una decisione definitiva, il ricorso presentato il 24 agosto 2018 contro lo Stato italiano da Francesca ed Emanuele Verri, figli di Valerio Verri, la guardia ecologica uccisa l’8 aprile del 2017 da Norbert Feher, altresì noto come Igor Vaclavic o Igor il Russo.

Nel ricorso presentato i figli di Verri, rappresentati dall'avvocato Fabio Anselmo, affermano che lo Stato ha violato il diritto alla vita del padre sotto il profilo sostanziale e procedurale, ma la Corte di Strasburgo ha dichiarato le ragioni del ricorso "infondate".

IL LEGALE - Di sentenza "a dir poco sorprendente" scrive in una nota l’avvocato Anselmo. "Non viene contestata la nostra ricostruzione dei fatti né viene introdotto alcun elemento di fatto in più rispetto a quelli da noi rappresentati - prosegue -. La sentenza dice che sarebbe stata 'irragionevole e sproporzionata' la sospensione dal servizio delle 'guardie ecologiche volontarie', ammettendo così esplicitamente che ciò avrebbe evitato la morte del povero Valerio Verri".

"In buona sostanza - rimarca il legale - l’interruzione di quel servizio nella 'zona rossa' , che la Corte rileva essere particolarmente ampia con un perimetro di 40 km, non valeva la protezione della vita di Valerio Verri anche perché era provato che 'Igor il russo non aveva un bersaglio determinato'. Circostanza quest’ultima che non mi pare potesse essere per nulla tranquillizzante".

Se vi erano 'meri sospetti' della presenza in zona di Igor il russo, spiega ancora Anselmo, "secondo la Corte non sarebbe valsa la pena interrompere un servizio di pattugliamento volontario perché sarebbe stato un atto 'sproporzionato'. La Corte non precisa in alcun modo quale possa essere in concreto il criterio del giudizio di proporzione che è stato adottato".

"Ricorre la memoria di quanto disposto il 1 settembre 2019 a Piacenza dopo la sola iscrizione Massimo Sebastiani nel registro degli indagati del registro volontario - prosegue l’avvocato - vennero sospese temporaneamente le battute di ricerca dei volontari, protezione civile, vigili del fuoco e soccorso alpino, mentre restarono impegnate sul campo le forze dell’ordine coordinate dai Carabinieri, si disse che seppur in astratto, si riteneva Sebastiani un assassino, quindi una persona pericolosa e solo chi era addestrato a farlo poteva ricercarlo e nel caso affrontarlo".

"Con l’amaro in bocca - continua - posso dire che la morte di Valerio Verri è servita a qualcosa. Ricordo che sul cellulare della polizia provinciale, durante i pattugliamenti, vi era la foto segnaletica sulla chat istituzionale di Igor il Russo". Ora "valuteremo - conclude l’avvocato - i successivi passi".

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