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'Ndrangheta in Piemonte, otto arresti: in manette assessore Rosso

20 dicembre 2019 | 08.37
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Blitz della Guardia di Finanza di Torino. Tra le condotte contestate, anche il reato di scambio elettorale politico-mafioso. Inquirenti: "Da Rosso 15mila euro per voti a ultime regionali". Meloni: "Spero sia innocente, ma fuori da Fdi

(Fotogramma)
(Fotogramma)

Blitz della Guardia di Finanza di Torino che da questa mattina sta eseguendo, su richiesta della direzione distrettuale antimafia torinese, otto ordinanze di custodia cautelare in carcere, nonché sequestri di beni sul territorio nazionale, nei confronti di soggetti legati alla 'ndrangheta radicati nel territorio di Carmagnola ed operanti a Torino. Tra gli arrestati anche l’assessore regionale Roberto Rosso, esponente di Fratelli d’Italia

Meloni: "Spero sia innocente, ma fuori da Fdi

Tra le condotte illecite, oltre all’associazione per delinquere di stampo mafioso e reati fiscali per 16 milioni di euro, agli indagati è contestato anche il reato di scambio elettorale politico-mafioso. In particolare secondo gli investigatori, Rosso avrebbe pagato 15.000 euro in cambio della promessa di un pacchetto di voti, avvalendosi della mediazione di Enza Colavito e Carlo De Bellis. Dalle indagini, inoltre, sarebbe emersa la piena consapevolezza del politico e dei suoi intermediari dell’intraneità mafiosa dei loro interlocutori.

"Secondo la ricostruzione della procura e delle indagini della Guardia di finanza, Roberto Rosso per accaparrarsi voti è sceso a patti con i mafiosi attraverso intermediari. Hanno stretto un accordo e l’accordo ha avuto successo sia con riferimento alla raccolta di voti, sia con riferimento alla contro prestazione che è stata offerta per la raccolta di voti" ha detto il procuratore generale Francesco Saluzzo nel corso della conferenza stampa.

"Profondo e doloroso appare a questo giudice il vulnus ai meccanismi democratici derivante dalla vicenda che vede coinvolti la Colavito e il Rosso. Nel solco di non meglio precisata professionalità, la prima appare da un lato aggirarsi tra pericolosi esponenti della criminalità organizzata - ben conosciuti come tali - e dall'altro affaccendata a proporre al bisogno ad esponenti politici, con lei in apparenti, assai stretti rapporti, tali discutibili contatti", si legge nell'ordinanza del Gip del tribunale di Torino, dove viene definita "sconcertante la posizione del Rosso, nel suo apparente mostrare il lato peggiore della nobile arte".

Per quanto riguarda quest'ultimo, nell'ordinanza si legge che, "in disparte ogni valutazione di natura politico-morale, l'indagato in parola appare muoversi sul terreno elettorale come un novello Didio Giuliano", imperatore che regnò su Roma per pochi mesi nel 193 dopo Cristo, "alla continua ricerca, in plurime direzioni, di occasioni di acquisto in stock del consenso democratico". I dati investigativi integrano a parere del giudice "un compendio indiziario gravissimo in ordine all'addebito formulato e i contatti del Rosso con il Curiale - che seppur privi della presenza di associati ex art. 416 bis, appaiono riproporre, quantomeno, la cruda logica dei voti contro il denaro - appaiono poi evidenziare, allo stato, un'abitualità rilevante e dunque un grave pericolo di reiterazione del reato".

Soldi in cambio di voti che nelle intercettazioni telefoniche diventano caramelle, secondo quanto emerge nell’inchiesta. Nell'ordinanza si leggono questi passaggi: "Eh…5 (5mila euro, ndr) e bon tagliamo la testa al toro di differenza e basta", dice al telefono Enza Colavito a Vittorio De Bellis, i due intermediari di cui si è avvalso Rosso. "Glielo dico, provo a dirglielo, ok", risponde De Bellis a cui replica Colavito "cinque (mila euro, ndr), e tre caramelle (mila euro, ndr) le han già prese. E bon...".

"Andiamo avanti a testa alta consapevoli che la sfida è importante ma che la lotta alla criminalità organizzata si realizza nei fatti, con la quotidianità e con la nostra azione concreta", ha sottolineato il presidente del Piemonte Alberto Cirio in merito all’arresto di Rosso. "Il messaggio -ha aggiunto- deve essere chiaro; chi vuole governare con noi il Piemonte non può avere nessun tipo di neppur casuale contatto con questo tipo di ambiente".

A chi gli domandava se la Regione Piemonte potrebbe costituirsi parte civile in un eventuale processo dopo l’arresto dell’ormai ex assessore Rosso, Cirio ha risposto: "Evidentemente sì". "Bisognerà vedere gli sviluppi processuali e capire qual è la fondatezza di questa situazione ma non lo escludo assolutamente - ha aggiunto Cirio - l’immagine della nostra Regione vuole essere un’immagine fresca e pulita che sono convinto stiamo riuscendo a dare nei fatti al Piemonte".

CHI E': IL RITRATTO - Nato 59 anni fa a Casale Monferrato Roberto Rosso è avvocato civilista. Entrato in politica da giovanissimo, a 19anni, nelle fila della Dc, alle ultime regionali del maggio scorso è stato eletto consigliere regionale per Fratelli d’Italia con 4.777 preferenze diventando assessore ai rapporti con il Consiglio Regionale delegificazione dei percorsi amministrativi a fare legale contenzioso emigrazione e diritti civili. In passato è stato parlamentare di Forza Italia per cinque legislature, esponente del Pdl e sottosegretario. Nel 2001 si era candidato sindaco di Torino e pure nel 2016. Nel 2010 era stato vicepresidente della Regione Piemonte con la giunta guidata da Roberto Cota, incarico da cui si dimise dopo 3 mesi.

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