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Suona chitarra e tamburello mentre lo operano al cervello

27 dicembre 2019 | 14.05
LETTURA: 3 minuti

L’operazione eseguita alle Molinette di Torino con la con tecnica asleep-awake

Immagine di repertorio (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Immagine di repertorio (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

Un musicista 35enne ha suonato durante l'intervento chirurgico al cervello da sveglio. E’ accaduto nei giorni scordi all'ospedale Molinette di Torino dove nel reparto di Neutochirurgia universitaria diretta da Diego Garbossa è stato  effettuato un intervento chirurgico con tecnica asleep-awake, monitorando la creatività del paziente mediante il suono di strumenti musicali in sala operatoria. Il giovane, polistrumentista e compositore di una nota band torinese, era portatore di estesa neoformazione a livello del lobo temporale ed insulare destro. L'intervento richiedeva di preservare, con la massima probabilità possibile, le sue abilità creative e di improvvisazione musicale, cardine fondante della sua vita privata e lavorativa.

L'équipe di Neurochirurgia dedicata all’awake surgery ha quindi pianificato, in accordo con il paziente, l’intervento che è stato eseguito, in collaborazione con gli anestesisti dell'Anestesia e Rianimazione 2 ospedaliera e degli psicologi della Psicologia Clinica ed oncologica universitaria. Dopo la prima fase in narcosi, durante la quale è stato eseguito l’accesso chirurgico, il paziente è stato risvegliato in sala e si è proceduto con il brain mapping al fine di identificare un’area corticale ‘safe’da cui iniziare ad aggredire la lesione.

Durante il brain mapping il paziente ha alternato alla testistica ‘classica’ somministrata dalla neuropsicologa, momenti di improvvisazione ed esecuzione di brani musicali con ausilio di chitarra acustica e tamburello a mano. Il monitoraggio è proseguito anche durante l’exeresi tumorale secondo i criteri della ‘maximal safe resection’. Nel corso dell’intervento e al termine il paziente non ha riportato alcun deficit, il controllo Tc post operatorio ha dimostrato il buon esito dell’operazione. 

Non è stata la prima volta che l'équipe ha utilizzato questa metodica, quella della chirurgia a paziente sveglio, anzi, il gruppo da qualche tempo sfrutta la possibilità di testare le cosiddette ‘funzioni superiori’ dell’essere umano in sala operatoria, durante la rimozione di selezionate lesioni espansive cerebrali, al fine di ottenere un’exeresi massimale con minimi rischi di deficit neurologici permanenti per il paziente, monitorandone, tramite opportuna testistica,  funzioni come linguaggio, insight, abilità visuo spaziali, non monitorabili in condizioni di narcosi.

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