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Fioravanti: "Falcone fu costretto a coinvolgermi in delitto Mattarella"

07 gennaio 2020 | 10.06
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"Mi disse ‘come magistrato e come siciliano’ di non credere che fossi colpevole, ma di dover procedere"

(Fotogramma)
(Fotogramma)

"Falcone fu costretto a coinvolgermi nel delitto Mattarella". A parlare intervistato da 'Il Fatto Quotidiano' è Valerio Fioravanti l’ex Nar (già assolto) sull’omicidio del 1980 che afferma: "L'accusa contro di me era nata nel carcere di Paliano, dove erano riuniti i pentiti. Pellegriti, mio fratello Cristiano, Angelo Izzo e Raffaella Furiozzi".

Falcone “mi disse ‘come magistrato e come siciliano’ di non credere che fossi colpevole, ma di dover procedere. Due giorni dopo - ricorda l'ex Nar - spiccò il mandato di cattura. L’ipotesi era che fossi l’anello debole tra la mafia e Andreotti. Mi misero in isolamento, in teoria per proteggermi, più probabilmente per farmi pressione".

"Dopo un po’ - prosegue - un mio amico e coimputato chiese a Falcone il nullaosta per sposarsi. Falcone lo firmò e gli diede un biglietto col suo telefono dicendogli: fammi sapere se i bolognesi (intendendo i magistrati) esagerano con Francesca e Valerio. Lui stesso indagò per calunnia e depistaggio i due pentiti che mi accusavano dell’omicidio di Mattarella: Giuseppe Pellegriti e Angelo Izzo".

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