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Prof pro Hitler, "mai adesione a nazismo, si processa libero pensiero"

09 gennaio 2020 | 18.27
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La memoria di Emanuele Catsrucci: "Totalitarismi solo oggetto di studio, querele a chi dice altrimenti"

Prof pro Hitler,

di Paolo Martini
"Il punto essenziale è precisamente questo: il prof. Castrucci non ha mai manifestato in nessuna sede accademica, e neppure in altra sede pubblica o privata, come si può dimostrare con la certezza di essere in grado di smentire ogni affermazione contraria, adesione alcuna al nazismo o ad altre ideologie totalitarie, delle quali si è occupato talora professionalmente assumendole, da filosofo della politica, come oggetto di studio". E' quanto si legge, come riferisce l'AdnKronos, nella memoria del professore Emanuele Castrucci, preparata dall'avvocato Lorenzo Borrè del Foro di Roma, quale difensore e procuratore del docente di filosofia del diritto collocato in pensione dal 1° gennaio scorso, e consegnata oggi all'Università di Siena dove è in corso un procedimento disciplinare nei suoi confronti per presunta apologia del nazismo e istigazione all'odio razziale.

"Ciò vale a proposito di autori come Schmitt, di cui Castrucci è esperto internazionalmente riconosciuto, ma anche di Heidegger, di Junger e di Pound, sui quali l'odierno incolpato ha a più riprese, nel corso della sua carriera accademica quarantennale, scritto numerosi saggi apprezzati dagli altri studiosi specialisti del ramo", precisa l'avvocato Borrè.

"Meraviglia quindi vedere oggi la sua reputazione di studioso e di uomo libero travisata e denigrata in modo massiccio e mirato dai mezzi di comunicazione, dipingendolo come un volgare sostenitore di un'ideologia di morte, con l'intento deliberato di distorcerne il pensiero", scrive pertanto Borrè. La memoria difensiva contesta la "caricatura" che è stata fatta nelle ultime settimane delle riflessioni del professor Castrucci, contestando "definitivamente la favola che lo vuole dipinto come un bieco sostenitore dell'ideologia nazista". Per tanto il filosofo ha deciso anche di sporgere denuncia per diffamazione contro chi lo dipinge come un filonazista.

La memoria difensiva contesta che il Collegio di Disciplina dell'Università di Siena possa 'processare' il libero pensiero di Castrucci: "Anche ammettendo che le esternazioni siano urticanti, vi è una sproporzione abissale tra l'entità delle dichiarazioni rese e le ipotesi disciplinari contestate".

"Anche se può apparire in alcuni casi sottile la linea di demarcazione che separa l'ipotesi di apologia del fascismo dal lecito esercizio storiografico sull'argomento, questa linea tuttavia esiste ed è chiara - si legge sempre nella memoria difensiva - Presentare, anche con eventuale approvazione, tesi di teorici riconducibili a ideologie identitarie radicali costituisce infatti attività lecita quando ciò non presenta profili di incitazione alla violenza o all'odio razziale, né accenno alcuno a negazionismo storiografico. A maggior ragione quando ciò non è accompagnato da attività pratiche volte al proselitismo o destinate all'attuazione di intenti organizzativi".

Quanto al tweet contestato, all'origine del procedimento disciplinare del professore Castrucci, "non contiene espressioni di incitazione all'odio o alla violenza (e neppure entra mai nel merito di tematiche negazioniste o revisioniste di fatti storici, come ad esempio l'Olocausto, ecc.)". Quel tweet, spiega il legale, è "semplicemente un'analisi comparativa storico-politica del tutto lecita, espressa inoltre al di fuori dell'attività didattica del docente". Pertanto, ne deriva che l'Ateneo "non debba, e non possa, occuparsene, rientrando detto tweet nell'ambito della libertà di manifestazione del pensiero e della libertà d'espressione tutelata costituzionalmente dall'art. 21 Costituzione".

La vicenda che ha travolto la carriera accademica di Castrucci è nata dal post apparso il 30 novembre sul suo profilo Twitter con una foto di Adolf Hitler in compagnia del suo cane dove si leggeva il commento: "Vi hanno detto che sono stato un mostro per non farvi sapere che ho combattuto contro i veri mostri che oggi vi governano dominando il mondo. Hitler, anche se non era certamente un santo, in quel momento difendeva l'intera civiltà europea".

L'avvocato Borrè ricorda, a tal proposito, la circostanza già rilevata dal gip del Tribunale di Siena, Roberta Malavasi, secondo cui il tweet contestato dall'Ateneo rientra in realtà "nel legittimo esercizio della manifestazione del pensiero e segnatamente del diritto di critica - non avendo lo scritto natura apologetica ed avendo il prof. Castrucci ampiamente chiarito l'insussistenza di tale finalità". E ciò esclude "comunque la sanzionabilità della condotta: questo poiché il legittimo esercizio di un diritto, peraltro sancito dall'art. 21 di quella stessa costituzione antifascista citata dal rettore, esclude in re ipsa la punibilità di una condotta lecita".

L'avvocato Borrè contesta poi "il cliché costruito in questi giorni dai mezzi di comunicazione" sul professor Castrucci, definito "completamente falso". "Come è facilmente comprovabile", Castrucci "non ha mai - contrariamente alle accuse rivoltegli - manifestato adesione a ideologie di violenza o di istigazione all'odio, nè è mai incorso in alcuna forma preconcetta di antisemitismo o di negazionismo storiografico, o ancor meno svolto opera di proselitismo in tal senso".

Si è invece sempre limitato a comparare diverse "mostruosità": il tweet in cui si vede Hitler proferire le parole: "Vi hanno detto che sono stato un mostro per non farvi sapere che ho combattuto contro i veri mostri che oggi vi governano", sostiene Castrucci nella memoria difensiva, "ha evidentemente lo scopo di suggerire un paradosso e al tempo stesso costituire una provocazione: io, Hitler, che sono universalmente considerato il mostro per antonomasia, vedo che oggi vi è nel mondo chi è in grado di battermi in fatto di mostruosità, e sono i grandi speculatori della finanza internazionale che governano tirannicamente, in modo subdolo, il mondo".

"E' questo un libero giudizio storico-politico, che non offende nessuno, né indica alcuna soluzione violenta per risolvere il problema, ma che rientra invece nell'ambito del libero esercizio della critica - si sostiene nel memoriale difensivo - rappresentando una posizione personale che non pretende di imporsi come unica possibile, e che quindi può essere a sua volta liberamente criticata da coloro che non la condividono".

L'avvocato Borrè e il prof. Castrucci spiegano quindi: "Non c'entra nulla quindi in questo caso richiamare il pericolo di un ritorno all'ideologia nazista, che è stato in questi giorni grossolanamente sollevato dalla stampa, non cogliendo - o rifiutandosi deliberatamente di cogliere - il senso paradossale e provocatorio del tweet in questione, dove la presenza di Hitler funge in realtà da semplice pretesto per esporre una crìtica, ben più fondamentale, alla grande speculazione finanziaria, che è l'oggetto essenziale della polemica contenuta in questo tweet".

E ancora: "Vien fatto di pensare che ciò che ha scatenato la tempesta mediatica sia stata solo l'immagine di Hitler con il cane, dalla qual cosa si può ben rilevare la grave superficialità del giudizio di condanna che è stato generalmente espresso al tweet in questione, senza cercare di comprenderne il significato reale. Se al posto della foto di Hitler fosse stata messa a corredo una delle tante iconografie del demonio, la reazione sarebbe stata la stessa? Forse fino a qualche secolo fa, prima dell'avvento dei Lumi, sì".

Il tweet contestato, sostiene Castrucci, "va dunque interpretato nel suo significato paradossale e provocatorio: si ammette cioè che Hitler sia stato una figura mostruosa ma nel contempo abbia combattuto paradossalmente contro chi è più mostruoso di lui, che solo un'interpretazione tendenziosa e malevola può identificare senz'altro negli Ebrei, quando invece è chiaro che l'obiettivo polemico è l'ideologia di mercato sfrenata e senza regole, che ai giorni nostri ha impoverito e distrutto il tessuto sociale di intere popolazioni impedendo in Europa e nel resto del mondo alle giovani generazioni di avere un futuro".

"Questo è il senso vero del tweet in questione, che solo interpretazioni malevole e prevenute non sono in grado di cogliere", commenta Castrucci, che cita lo scrittore francese Emil Cioran: "Con atti sicuramente di barbarie Hitler ha cercato di salvare una civiltà intera. La sua impresa fu un fallimento; essa resta nondimeno l'ultima iniziativa dell'Occidente" ("Sillogismi dell'amarezza", Adelphi editore).

"Va osservato che nessuno si è mai sognato di contestare Cioran per questa sua frase, che pure è dura ed esprime un concetto assai simile a quanto sostenuto nel mio tweet, ma che rientra nei limiti della libera opinione - scrive Castrucci - Oppure vogliamo incriminare e mettere al bando anche l'anarchico Cioran?"

Da qui una prima conclusione secondo Borrè e Castrucci: "Pubblicare un tweet che riproduce l'immagine di Hitler accompagnato ad una frase che sostiene una 'maggiore mostruosità' di altri rispetto a lui, non costituisce in alcun modo un atto di adesione al nazismo e tantomeno apologia di questo, bensì semplicemente la libera valutazione di una più evidente pericolosità, ai giorni nostri, di forze - apparentemente meno violente ma altrettanto perniciose - che minacciano attualmente in modo assai grave le sorti del mondo distruggendone sistematicamente il tessuto sociale ed impedendo la vita delle nuove generazioni in Occidente. Questo era il significato autentico del tweet in questione, nel quale Hitler funge soltanto da figura paradossale di paragone".

Borrè e Castrucci chiedono allora al Collegio di Disciplina dell'Università di Siena di "convenire sul rilievo, che dovrebbe essere pacifico in ambito accademico, che anche la sola idea di punire, in nome dei sentimenti e/o delle convinzioni della maggioranza, chi esprime un pensiero dissonante (senza incorrere in apologie vietate dalla legge, che sono altra cosa), significa dar luogo allo svuotamento delle libertà civili e dei diritti sanciti dagli articoli 2, 3, 21 e 33 della Costituzione italiana, di fronte all'ipotesi, concreta come si vede, di gravi punizioni, come è quella - proposta dal Rettore - di destituire, di far perdere il lavoro (l’ipotesi ricorda qualcosa?) a chi esterna, nella vita privata, non professionale, giudizi non condivisi".

"E allora il compito che codesto Collegio è chiamato a svolgere in prima linea è quello di dire se la libertà di espressione sia solo ed esclusivamente quella di dire quello che (quasi) tutti pensano e se un'opinione ritenuta 'sbagliata' debba essere punita in quanto tale, il che ci porterebbe ad arretrare di secoli nel campo delle libertà civili".

A parere dei ricorrenti "l'esatta percezione e consistenza della condotta è icasticamente scolpita nella prima e genuina constatazione del rettore Francesco Frati: 'sì tratta di opinioni personali'. E come tali, in uno Stato libero, devono essere considerate e tutelate".

"L'epurazione del colpevole di pensiero scorretto, malvagio per definizione e non difendibile in nome del buon senso e dell'opinione dominante, risponde alle pressioni emozionali di una dinamica illiberale in cerca di un caso esemplare - si legge nella conclusione della memoria difensiva di Castrucci - Non esistendo un parametro oggettivo di cosa si possa dire o non dire in campo ideologico (purché nel rispetto della liceità), si cerca - attraverso lo scandalo - di affermare il principio che nella società civile hanno diritto di cittadinanza (e di lavoro) solo coloro che esprimono opinioni condivise, a nulla dovendo rilevare che le opinioni non condivise non incidano in alcun modo nell'attività professionale e, segnatamente, in quella di insegnamento. Si vuole introdurre così un concetto di indegnità ontologica che ha origine proprio in quelle correnti di pensiero che si dice di voler combattere per difendere i principi di libertà".

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