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Casamonica, pentito: "Se non paghi botte e ti levano casa"

14 gennaio 2020 | 15.42
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E' la testimonianza del collaboratore di giustizia Massimiliano Fazzari nel maxiprocesso a Roma al clan con 44 imputati. Le accuse vanno dall'associazione mafiosa, dedita al traffico e allo spaccio di droga, all'estorsione, l'usura e detenzione illegale di armi

(Fotogramma)
(Fotogramma)

"I Casamonica offrono prestiti, di solito chiedono il 20%, a me il 10% perché ero amico, si pattuisce il tempo per restituire il 20% mensilmente che sono solo gli interessi, puoi pagare anche per 10-20 anni finché non hai consegnato tutto il capitale, se salti un mese gli interessi aumentano, fanno come vogliono, lì poi sono botte, se hai un locale ti levano il locale, se hai una casa ti levano casa". E' quanto ha detto il collaboratore di giustizia Massimiliano Fazzari nel maxiprocesso a Roma al clan dei Casamonica che vede 44 imputati con accuse che vanno dall'associazione mafiosa, dedita al traffico e allo spaccio di droga, all'estorsione, l'usura e detenzione illegale di armi. Al processo si è arrivati dopo l'indagine 'Gramigna', coordinata dal procuratore facente funzioni Michele Prestipino e dal pm Giovanni Musaro'. "Io ho ricevuto minacce, 'se non porti 'sti soldi finisce male' mi dicevano. Massimiliano una volta mi disse 'l'amicizia è amicizia, i soldi sono soldi'" ha concluso il collaboratore di giustizia rispondendo alle domande del pm Giovanni Musarò.

"A Roma nessuno si mette contro i Casamonica, c’è qualche gruppo che potrebbe fronteggiarli ma preferiscono accordarsi con loro, nessuno ci si mette contro, sono tanti, se tu vai in 6 loro tornano in 20". "Quando abbiamo iniziato a non pagare gli interessi per un prestito sono iniziate le minacce, che arrivavano da Massimiliano Casamonica. C'era il timore che potesse accadere qualcosa e ci siamo allontanati da Roma - ha aggiunto- Ho anche pensato di scendere in Calabria per risolvere il problema in maniera diversa, ovvero far intervenire i miei cugini o qualche amico appartenente alla 'Ndrangheta. In passato avevo incontrato con mio cugino il fratello di 'tiradritto' dei Morabito, ad Africo, e avrei potuto rivolgermi anche a loro". "I Casamonica si vantavano di poter fare affidamento su molte persone - ha detto il collaboratore di giustizia- dicevano che potevano rompere il cu.. a tutti".

"I Casamonica si sono fatti strada recuperando crediti per conto della Banda della Magliana. Vittorio, lo chiamavano il re, e dopo essere scesi dall'Abruzzo avevano preso contatti con la banda della Magliana". "Il loro quartier generale, come lo chiamavano loro, era La Romanina - ha aggiunto- ma la loro area andava da Porta Furba a Tuscolana, ma anche Centocelle". "I Casamonica si definivano mafiosi, parlando in strada a Porta Furba dicevano ‘abbiamo le regole come i calabresi, siamo come gli ‘ndranghetisti che hanno regole".

"Per il rientro nel 'vicolo' di 'Simone'Casamonica dopo la scarcerazione ci fu un'accoglienza stile Gomorra tra applausi e clacson suonati. Come il rientro di un boss dalla galera". "Io ero sul balcone e i clacson si sentivano ancora prima che imboccassero il vicolo quando erano ancora sulla Tuscolana - conclude il pentito -A eccezione di chi era in carcere quel giorno c'erano tutti quelli che abitavano nel vicolo. E' stato accolto come un eroe".

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