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Rigopiano, fratello vittima: "Ho presentato denuncia per nuove indagini"

15 gennaio 2020 | 13.21
LETTURA: 4 minuti

Gianluca Tanda, portavoce del Comitato dei familiari: "Si ritiene che gli ultimi accertamenti eseguiti e/o in corso di indagine dimostrino l'esistenza di una volontà collettiva di occultare molti eventi accaduti tra il 16 il 18 gennaio 2017"

Rigopiano, fratello vittima:

di Silvia Mancinelli
"Ho appena depositato in Procura una nuova denuncia, dopo quella del 29 novembre scorso, per chiedere indagini suppletive e ulteriori iscrizioni nel registro degli indagati". Lo dice all'Adnkronos Gianluca Tanda, fratello di una delle 29 vittime dell'hotel di Farindola e portavoce del Comitato dei familiari. "Lo scopo del reato di depistaggio è quello di occultare responsabilità per delitti - si legge nella denuncia - nella fattispecie quelli relativi alla morte e alle lesioni conseguenti la valanga che ha travolto Rigopiano. Si ritiene che gli ultimi accertamenti eseguiti e/o in corso di indagine dimostrino l'esistenza di una volontà collettiva di occultare molti eventi accaduti tra il 16 il 18 gennaio 2017, tra i quali le richieste di soccorso di Gabriele D'angelo (una delle vittime, ndr)".

E ancora: "L'occultamento di tali telefonate avviene - scrive Tanda, assistito dall'avvocato Romolo Reboa - in quanto tutti i protagonisti della vicenda le hanno volutamente ignorate". Il riferimento è alla "superficialità" con la quale, secondo il fratello di Marco Tanda, gli imputati avrebbero trattato la situazione nella fase dell'emergenza. "'Che stessero tranquilli al caldo, è stato detto - dice Tanda - tanto lassù hanno tutto'. Quella frase pronunciata da uno degli imputati è fondamentale per dimostrare l'esistenza di una volontà collettiva di non prestare soccorsi e non sgomberare la strada diretta all'hotel Rigopiano".

Impossibile anche ignorare, sempre secondo Tanda, la pec di richiesta d'aiuto arrivata alla Prefettura di Pescara alle 13,40 del giorno della tragedia da parte del gestore dell'Hotel Rigopiano che confermava la situazione di pericolo denunciata da D'Angelo.

"La Procura della Repubblica - si legge nella denuncia - dovrebbe valutare come rilevante il fatto che, in questa operazione di depistaggio permanente e continuato, i carabinieri di Penne hanno omesso di trasmettere un documento sicuramente rilevante, e cioè il brogliaccio del servizio svolto dal Centro di Coordinamento del 18 gennaio 2017 nelle ore antecedenti le 18,20, pur - sottolinea Tanda - avendo allegato tutti quelle delle ore e giorni successivi e pur essendo stati espressamente richiesti dalla Squadra Mobile della Prefettura di Pescara".

"L'omissione della consegna alla Procura della Repubblica di un brogliaccio che i carabinieri non potevano non sapere fosse un documento di indagine di massimo rilievo nella ricerca della verità, induce al sospetto (confortato anche negli elementi provenienti dalla Polizia di Stato) che l'occultamento di elementi fondamentali per l'accertamento delle responsabilità sia purtroppo da rinvenire all'interno dell'Arma dei Carabinieri, dove alcuni ufficiali potrebbero aver preso coscienza delle responsabilità di militari presenti sul territorio", scrive Tanda.

La responsabilità dei carabinieri del posto sarebbe legata al fatto, secondo Tanda, che potrebbero aver condiviso l'assioma che le richieste provenienti dall'hotel non dovessero essere prese in considerazione. "L'informativa conclusiva dei carabinieri forestali è del 3 novembre 2018 e in essa - si legge nella denuncia - non vi è alcuna annotazione in ordine all'attività del Pca (posto coordinamento avanzato, ndr)". E ancora: "I carabinieri forestali delegati all'indagine - aggiunge Tanda - a conoscenza quale nucleo della situazione in loco il 18 gennaio 2017, sembrano ignorare l'esistenza del Pca insediato nella sede della Croce Rossa, cui partecipava il comandante della loro stazione di Penne".

"L'individuazione delle richieste di aiuto, degli allarmi e di tutte le questioni connesse - si legge nella denuncia - erano attribuite ai carabinieri forestali, i quali hanno omesso di tracciarle tutte, fatto che incide sulla valutazione delle eventuali ipotesi di reato". Ma non è tutto: "Il 17 marzo 2017 il Ris di Roma completa il lavoro di estrazione dei dati dal telefono di Gabriele D'Angelo, segnalando un 'interesse investigativo tra screenshot delle telefonate da rete mobile e telefonate con whatsapp (15 alla Croce Rossa di Penne che ospita il Coc di Penne e il Pca). Il plico sigillato arriva sul tavolo del nucleo investigativo Roni Carabinieri di Pescara tre gironi dopo ma gli approfondimenti svolti malgrado la segnalazione dell'interesse investigativo sono marginali". Omissioni dolose, che secondo Tanda, sono conseguenti ad una volontà depistatoria.

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