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Minori: padre denuncia, 'governo riporti in Italia mia figlia rapita in Ucraina'

17 gennaio 2020 | 14.08
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Minori: padre denuncia, 'governo riporti in Italia mia figlia rapita in Ucraina'

Da oltre quattro anni non può vedere sua figlia, portata via dalla compagna in Ucraina, e nessuno - nonostante una sentenza a lui favorevole - muove un dito per riportarla in Italia. E' la denuncia di Angelo, un padre che vive in provincia di Novara e che dal luglio 2015 non ha mai smesso di lottare per far tornare a casa la sua piccola di 10 anni. "Mi manca e so che io manco a lei. La madre mi impedisce di vederla, di aiutarla, anche solo di avere un contatto telefonico con lei, ma io so che la mia bambina soffre lontano da me e io soffro nel non poterle dare tutto quello che merita: ha diritto ad avere accanto una mamma e un papà", dice in un'intervista all'Adnkronos

La storia di Angelo non è diversa di quella di altri genitori che lottano per riportare in Italia i loro figli: nell'estate di quattro anni fa la compagna parte con la figlia di sei anni per Kalus, città nella regione ucraina di Ivano-Frankivsk, dove vivono i nonni. Le classiche vacanze estive prima di iniziare le elementari, ma dopo un paio di settimane l'annuncio al telefono che il viaggio è di sola andata.

"In quel momento mi è caduto il mondo addosso, 'non scherzare, te lo dico con le buone, riportala in Italia le ho detto'. Ho presentato immediatamente denuncia per sottrazione di minore alla questura, ho fatto tutto il possibile e sono quattro anni che aspetto il rientro di mia figlia in Italia".  Tutto il possibile sono un appello in tv, una decina di viaggi in Ucraina, contatti con l'ambasciata italiana in Ucraina e la Farnesina, una battaglia giudiziaria che è stata vinta.

Il 3 dicembre 2018 i giudici della corte d'appello ucraini hanno riconosciuto il diritto del diritto del padre a far rientrare la figlia in Italia, poi la donna ha proposto ricorso alla corte suprema Ucraina, ma ha perso. L'avvocato Gianluca Fontana con studio a Busto Arsizio che assiste Angelo è in contatto con l'autorità italiana e ucraina. "La prossima settimana chiederemo un appuntamento alla procura di Novara per vedere se ci sono aggiornamenti", annuncia all'Adnkronos il legale.  "Ho fatto almeno una decina di viaggi, molti sacrifici, mi sono rivolto a legali e interpreti, ho speso 20mila euro e mi sono indebitato per avere giustizia e poter riportare a casa mia figlia, ma dopo quattro anni aspetto ancora che la Farnesina e la politica mi diano una mano. Io e mia figlia siamo cittadini italiani non posso credere che lo Stato non mi aiuti", dice Angelo che è disposto a trovare un accordo condiviso con l'ex compagna per il bene della bambina, un visino vispo le cui immagini riempiono la memoria del cellulare del papà. 

"Studia a casa, starà dimenticando anche l'italiano, dicono che si sta muovendo l'Interpol ma cosa ci vuole a trovarla, io so dove abita". Più passa il tempo più la paura cresce, insieme alla rabbia. "Stringo tra le mani una sentenza che mi dà ragione, ma non mi restituisce la persona più preziosa al mondo. Ho paura che possa succedere qualcosa a mia figlia, sono due anni che non la vedo e non la sento, io voglio riportarla in Italia e darle un futuro meraviglioso farle sapere che il suo papà non l'ha mai dimenticata", conclude il padre Angelo. 

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