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Cucchi, ministero Difesa responsabile civile

20 gennaio 2020 | 13.00
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Nel processo sui presunti depistaggi seguiti alla morte del 31enne, arrestato il 15 ottobre del 2009 e deceduto sette giorni dopo all'ospedale Sandro Pertini di Roma, che vede imputati otto carabinieri

(Fotogramma/Ipa) - FOTOGRAMMA
(Fotogramma/Ipa) - FOTOGRAMMA

Il ministero della Difesa sarà responsabile civile nel processo sui presunti depistaggi seguiti alla morte di Stefano Cucchi, arrestato il 15 ottobre del 2009 e deceduto sette giorni dopo all'ospedale Sandro Pertini di Roma, che vede imputati otto carabinieri.

Il giudice Giulia Cavallone, che aveva accolto l'istanza presentata dell'avvocato Diego Perugini, legale di uno dei tre agenti della polizia Penitenziaria assolti in via definitiva perché ingiustamente accusati del pestaggio, ha respinto la richiesta di esclusione presentata dall'Avvocatura dello Stato che lamentava "un vulnus al diritto di Difesa". Il ministero è anche parte civile nel procedimento.

Non è stata accolta dal giudice Giulia Cavallone la richiesta dei carabinieri Massimiliano Colombo Labriola e Francesco Di Sano di costituirsi parti civili nei confronti dei loro superiori Luciano Soligo e Francesco Cavallo nel processo sui presunti depistaggi legati al caso Cucchi, che li vedi imputati. Secondo i legali i due carabinieri avevano eseguito un ordine arrivato dai superiori ma il giudice ha respinto l'istanza. Per i depistaggi sono imputati il generale Alessandro Casarsa all'epoca dei fatti comandante del Gruppo Roma, e altri sette carabinieri, tra cui Lorenzo Sabatino, allora comandante del reparto operativo dei carabinieri di Roma. Gli otto carabinieri sono accusati a vario titolo e a seconda delle posizioni di falso, favoreggiamento, omessa denuncia e calunnia. Oltre a Casarsa e Sabatino, sono a processo Francesco Cavallo, all'epoca dei fatti tenente colonnello e capo ufficio del comando del Gruppo Roma; Luciano Soligo, all'epoca dei fatti maggiore dell'Arma e comandante della compagnia Roma Montesacro; Massimiliano Colombo Labriola, all'epoca dei fatti comandante della stazione di Tor Sapienza; Francesco Di Sano, all'epoca in servizio alla stazione di Tor Sapienza; Tiziano Testarmata, comandante della quarta sezione del nucleo investigativo dei carabinieri e il carabiniere Luca De Cianni, accusato di falso e di calunnia. Il giudice Cavallone ha, inoltre, escluso l'associazione Antigone come parte civile mentre ha accolto la costituzione del sindacato per militari che era stato escluso dal gup.

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