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"Io, ex di un Casamonica che mi ha distrutto la vita"

28 gennaio 2020 | 17.41
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La deposizione in aula della 'pentita' Debora Cerreoni, che è stata sposata con Massimiliano Casamonica, nel maxiprocesso al clan

(Fotogramma)
(Fotogramma)

"I Casamonica mi hanno distrutto la vita. Non avevo sposato soltanto Massimiliano ma tutto il clan". Lo ha detto in aula la 'pentita' Debora Cerreoni, che è stata sposata con Massimiliano Casamonica, nel maxiprocesso al clan che vede 44 imputati con accuse che vanno dall'associazione mafiosa dedita al traffico e allo spaccio di droga, all'estorsione, l'usura e detenzione illegale di armi. Al processo si è arrivati dopo l'indagine 'Gramigna', coordinata dal procuratore facente funzioni Michele Prestipino e dal pm Giovanni Musarò. Parlando dei soldi del clan, la donna ha detto: "So che Giuseppe Casamonica diceva di avere 10 milioni di euro nascosti nei muri, l'abitudine era di 'murare' i soldi".

"Non sono mai stata ben vista da loro perché ero 'gaggia' (cioè non sinti o rom, ndr.) - ha raccontato la donna in alcuni passaggi tra le lacrime, collegata in videoconferenza - dovevo fare quello che dicevano loro, non potevo fiatare, ogni volta erano discussioni e botte. Lavoravo come cuoca e neanche questo andava bene, non mi vestivo come loro. Una volta ero a vicolo di Porta Furba e venni insultata perché mi ero tagliata i capelli di un centimetro, arrivavano a controllarmi anche la spesa. Mi accusavano dei tradimenti ma anche lui mi tradiva, anche con una partecipante di 'Uomini e donne'".
Ricostruendo le fasi di quando venne sequestrata, la pentita ha raccontato: "Quel giorno le donne del clan mi hanno sputato davanti ai bambini che si sono messi a piangere. Mi hanno tolto il cellulare. Ero costretta ad andare in bagno lasciando la porta aperta e per cercare di nascondere il sequestro mi hanno anche portato alla festa di un loro parente. Hanno anche minacciato di sciogliermi nell'acido".
"Non ce la facevo più - ha concluso la donna -. Più volte ho pensato di denunciarlo ma ogni volta che andavo in caserma alla fine non entravo e piangevo, avevo paura per i bambini. Ma nel maggio 2014 sono riuscita a fuggire e a Bologna ho sporto denuncia. Avevo paura e temevo ritorsioni sui miei figli".

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