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Virus, turisti cinesi a Malpensa increduli per stop voli

31 gennaio 2020 | 18.39
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Foto Adnkronos
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dall'inviata Vittoria Vimercati

Potrebbe sembrare un giorno come gli altri a Malpensa il primo dopo lo stop dei voli da e per la Cina dopo i primi due contagi in Italia da coronavirus, se non fosse per le mascherine, che cominciano a vedersi sempre più spesso sul volto dei passeggeri in transito allo scalo. Dal 1 gennaio, la farmacia sul piano degli arrivi ne ha vendute oltre 70mila secondo quanto ha riferito all'Adnkronos il suo direttore, Hamdan Hazem. Non le indossano i dipendenti dell'aeroporto, ad esempio, e per renderle obbligatorie - non sembrerebbe ancora il caso - servirebbe un provvedimento del ministero della Salute o della Sanità area. Il panico non c’è in aeroporto, e si cerca di non creare allarmismi, ma le paure aumentano tra chi frequenta Malpensa per lavoro.

Nella stessa farmacia degli arrivi, raccontano di molti passeggeri che arrivano spaventati e chiedono consigli. Oggi più del solito, visto che solo da ieri sera si è saputo che i due turisti cinesi contagiati dal coronavirus e ora in cura allo Spallanzani erano atterrati il 23 gennaio scorso allo scalo varesino, prima che iniziassero i controlli della task force medica.  La sospensione dei voli diretti per la Cina deciso dal governo, almeno fino al 28 aprile secondo le disposizioni dell’Enac, ha colto alla sprovvista numerosi turisti cinesi in Italia. "Ci hanno cancellato il volo e stiamo cercando una soluzione, probabilmente cercheremo un volo che fa scalo in qualche altra città prima di dirigersi in Cina", raccontano due ragazze di Shanghai in fila insieme a tanti altri connazionali davanti a un ufficio informazioni per capire come tornare a casa. Erano a Milano da pochi giorni, atterrate dopo una tappa a Malta.

Un'altra coppia di cinesi diretta negli Stati Uniti dall'Italia è incredula. "Davvero l'Italia ha cancellato i voli diretti in Cina?", chiede Huang, di Hangzhou. "Dal mio punto di vista è un po' esagerato perché l'area critica è Wuhan, non il resto della Cina. Bloccare i voli da Hong Kong, Pechino e Shanghai potrebbe essere problematico per il commercio, per il business in generale e per chiunque è interessato a fare affari in Italia", osserva, lei che lavora proprio nel mondo del marketing turistico. "Cercheremo di tornare in ogni modo", spiega un altro turista di Pechino, che non vuole commentare le decisioni del governo. "Ci sono troppe paure, spesso non giustificate".

I controlli della task force medica di Malpensa sui tre voli in arrivo dalla Cina questa mattina non avrebbero rilevato febbre o sintomi specifici tra i passeggeri in arrivo da Pechino, Hong Kong e Shanghai ma l'incubazione del virus dura 14 giorni e quindi non ci possono essere certezze. Tanto meno si possono controllare tutti quelli che arrivano in Italia dalla Cina facendo scalo in altre città del mondo, da Mosca a Dubai.  "Mi hanno misurato la febbre tre volte", racconta una ragazza cinese proveniente da Hong Kong e che in Italia studia pittura. Mattia, 32enne di Morbegno (Sondrio), è atterrato a Malpensa questa mattina è vive a Shanghai, dove lavora come responsabile di una scuola.

"Lì sembra tutto sotto controllo, anche se tutti girano con le mascherine", spiega. A ciascuno di loro è stato consegnato un foglio con i consigli del ministero in italiano e cinese nel caso in cui entro 15 giorni si manifestino i sintomi del virus, come la febbre, la tosse e in generale le difficoltà respiratorie. Precauzioni di altro tipo sono state prese nei voli in arrivo dalla Thailandia, dove, raccontano alcuni turisti da Phuket, oltre a misurare la febbre hanno spruzzato disinfettanti in cabina, prima di partire e anche prima dei controlli. 

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