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Abusi su figlie e foto in chat, arrestate due mamme e un padre

07 febbraio 2020 | 14.23
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Le due vittime, entrambe minori di 10 anni, sono state affidate ai servizi sociali. Il gip: "Verosimile idea gravidanza per realizzare fantasie sessuali"

(Foto Fotogramma)  - FOTOGRAMMA
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Avrebbero commesso abusi sessuali sulle figlie fin dai primi anni di età, producendo poi foto a carattere pedopornografico sulle violenze commesse, diffondendole in rete su social network cliccati da pedofili. E' l'accusa con la quale due donne, una residente a Terni e un'altra a Reggio Emilia, sono state arrestate dalla polizia postale della Toscana in esecuzione di una misura di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del tribunale di Firenze.

Le due vittime, entrambe minori di 10 anni, sono state affidate ai servizi sociali e condotte in luoghi sicuri. E' stato arrestato anche un 40enne residente a Grosseto, padre di una delle bimbe: sarebbe stato lui, secondo l'accuse, a istigare le due donne e sarebbe poi stato il destinatario del materiale pedopornografico che gli veniva inviato via WhatsApp.

Al 40enne di Grosseto e alla donna di Terni, che hanno una relazione sentimentale, sono stati contestati i reati di pornografia minorile, "per aver divulgato notizie e informazioni finalizzate allo sfruttamento sessuale dei minori di anni 18, prodotto materiale pornografico realizzato con minori di 18 anni, nonché di violenza sessuale nei confronti di minori per aver costretto una persona minore a subire rapporti sessuali".

I reati sono stati commessi dai genitori della persona offesa, minore di 10 anni. Inoltre, all'uomo e alla donna di Reggio Emilia, sono stati contestati "i reati di violenza sessuale nei confronti di minore di anni dieci, per aver costretto la persona minore a compiere o subire atti sessuali, reato contestato in concorso tra i due indagati, per la donna, con l’aggravante di aver abusato della qualità di madre, nonché di produzione di materiale pornografico".

Le indagini, volte a verificare la presenza sul territorio italiano di alcuni utenti attivi all'interno di gruppi a 'tema pedofilo', presenti sul circuito di messaggistica istantanea Telegram, hanno portato, lo scorso agosto, all'esecuzione di una perquisizione a carico dell'uomo, che è stato tratto in arresto per aver divulgato e detenuto un ingente quantitativo di materiale pedopornografico.

Gli sviluppi investigativi hanno consentito di accertare l’esistenza sulle piattaforme di Whatsapp e Telegram, utilizzate dall'uomo, di gruppi "attivi" dediti alla condivisione di link mega.nz, tutti riconducibili a contenuti pedopornografici e immagini/video in chiaro di minori intenti al compimento di atti sessuali, oltre alle chat intercorse tra gli stessi utenti.

L’attività investigativa sotto copertura, delegata dalla procura di Firenze, ha successivamente consentito di individuare alcuni utenti stranieri. L’analisi forense dei contenuti dei supporti informatici sequestrati ha fatto emergere la condotta delle due donne italiane, oggi tratte in arresto.

Il 40enne di Grosseto e la donna di Terni avrebbero deciso di concepire la loro figlia, una delle due vittime degli abusi, allo scopo di abusarne sessualmente. E' quanto emerge dall'ordinanza del gip che contesta ai due genitori i reati di pedopornografia minorile per aver divulgato notizie e foto finalizzate "allo sfruttamento sessuale dei minori di anni 18", "prodotto materiale pornografico realizzato con minori di 18 anni", nonché di violenza sessuale nei confronti di minori per aver costretto una persona minore a subire rapporti sessuali. Da una "chat tra i due arrestati - scrive il gip nell'ordinanza - emerge come assolutamente verosimile" che la gravidanza sia stata voluta "con il preciso intento di realizzare le fantasie sessuali condivise". Secondo il gip, il 40enne avrebbe avuto "un ruolo determinante" nell'istigare le due madri a commettere i reati e sarebbe poi stato il destinatario delle materiale pedopornografico che gli veniva inviato via WhatsApp. Le indagini, volte a verificare la presenza sul territorio italiano di alcuni utenti attivi all'interno di gruppi a "tema pedofilo", presenti sul circuito di messaggistica istantanea Telegram, avevano portato, lo scorso agosto, all'esecuzione di una perquisizione a carico del 40enne, che in passato era già stato condannato per pornografia minorile e detenzione di materiale pedopornografico.

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