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Mafia, arrestato il boss Gaetano Scotto

18 febbraio 2020 | 08.02
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Operazione della Dia di Palermo: otto persone in manette, tra cui anche il capo della famiglia mafiosa dell'Arenella e suo fratello Pietro

Mafia, arrestato il boss Gaetano Scotto

La Dia di Palermo sta eseguendo un restrittivo emesso dal Gip presso il locale tribunale nei confronti di 8 persone ritenute affiliate alla famiglia mafiosa dell’Arenella, una delle più rappresentative del mandamento di Palermo - Resuttana, ritenuti, a vario titolo, responsabili di associazione mafiosa ed altro.

Tra gli otto arrestati all'alba di oggi ci sono anche i fratelli Gaetano e Pietro Scotto. Gaetano Scotto, che è parte civile nel processo sul depistaggio della strage Borsellino per essere stato accusato falsamente dall'ex pentito Vincenzo Scarantino, secondo gli inquirenti, dopo la scarcerazione sarebbe tornato a guidare la famiglia mafiosa dell'Arenella. Lo stesso è indagato per l'omicidio di Vincenzo Agostino, il poliziotto ucciso nel 1989 con la giovane moglie. Anche il fratello, Pietro Scotto, era stato arrestato per la strage ma poi in appello venne assolto.

Nel corso delle indagini "si è evidenziato il ruolo carismatico di Gaetano Scotto, il quale ha dimostrato (come peraltro riconosciutogli anche da altri uomini d’onore appartenenti addirittura ad altri mandamenti palermitani) di saper gestire il ruolo riconosciutogli e la sua influenza territoriale ponendosi al di fuori delle ordinarie dinamiche di cosa nostra, evitando incontri, riunioni ed altre relazioni suscettibili di sovraesposizione", scrivono gli investigatori della Dia di Palermo che hanno condotto l’inchiesta. "In particolare, sono state documentate proposte per investirlo di alte cariche di vertice più prestigiose all’interno dell’organizzazione, in realtà sempre declinate da Scotto, in attesa di chiarire le proprie vicende giudiziarie pendenti: '…mi hanno chiesto di fare il capo mandamento …ma sono pazzi! Io devo ringraziare il Signore di essere uscito ...non se ne parla proprio…!', si legge in una intercettazione.

"Attraverso un’oculata e sagace gestione della "propria famiglia di appartenenza", Scotto è tornato ad occupare quel ruolo di vertice in realtà mai abbandonato negli anni, poiché gestito, in sua assenza, sia dai fratelli Francesco Paolo e Pietro, sia da altri uomini d’onore, fedeli alla sua persona, che hanno retto il sodalizio mafioso durante la sua assenza", dicono i pm.

Secondo quanto emerge dall'inchiesta, il boss nel 2016 avrebbe partecipato alla festa di Sant’Antonio, santo patrono dell’Arenella di Palermo, salendo addirittura sulla barca contenente la vara del santo. "Vicende tristi che rendono promiscuo il sacro e il malaffare", dice il capocentro della Dia di Palermo, Folonnello Antonio Amoroso. Al suo rientro all’Arenella dal carcere, all’inizio del 2016, Scotto "ha trovato un intero quartiere ad attenderlo, pregno di devozione e di rispetto", dicono i pm.

Nel corso della festa di Sant’Antonio da Padova, patrono della borgata marinara dell’Arenella, che si è tenuta il 13giugno 2016, durante un colloquio telefonico con l’allora fidanzata Giuseppina Marceca "Scotto interruppe la conversazione affermando che lo avevano avvisato che per fare passare il Santo "aspettavano lui" - dicono i pm-. Come se non bastasse, i due fidanzati salivano a bordo di un peschereccio, a bordo del quale veniva posizionata la cosiddetta "vara del Santo" per essere trasportata via mare secondo le regole della processione che, peraltro, vietano in maniera categorica che a bordo dell’imbarcazione possano salire persone diverse dal sacerdote che officia la funzione e dalla banda musicale".

Scotto " è certo di essere rispettato nella sua borgata anche per la conduzione della famiglia mafiosa, secondo la percezione degli abitanti del posto "gestita in maniera oculata ed equilibrata", dicono gli inquirenti. Gaetano Scotto ha scontato una condanna per mafia e traffico di droga e aveva scontato la pena nel gennaio 2016.

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