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Papa: "Populismi come anni '30, fanno paura"

23 febbraio 2020 | 09.29
LETTURA: 4 minuti

Incontro a Bari con i Vescovi del Mediterraneo: "La guerra una pazzia alla quale non possiamo rassegnarci"

(Afp)
(Afp)

dall’inviata Elena Davolio

Nuovo affondo di Papa Francesco alla politica dei populismi. Parlando ai Vescovi del Mediterraneo nella giornata conclusiva del summit per la pace organizzato dalla Cei a Bari, Bergoglio dice a braccio: "Mi fa paura quando ascolto qualche discorso di alcuni leader di nuove forme di populismo che seminano paura e odio e si sentivano nella decade del Trenta del secolo scorso".

Poi il monito sulla guerra, che è "una pazzia alla quale non possiamo rassegnarci". "La guerra, che orienta le risorse all’acquisto di armi e allo sforzo militare, distogliendole dalle funzioni vitali di una società, quali il sostegno alle famiglie, alla sanità e all’istruzione - scandisce Francesco nel discorso tenuto nella basilica di San Nicola - è contraria alla ragione. In altre parole, essa è un’autentica follia, perché è folle distruggere case, ponti, fabbriche, ospedali, uccidere persone e annientare risorse anziché costruire relazioni umane ed economiche. E' una pazzia alla quale non ci possiamo rassegnare: mai la guerra potrà essere scambiata per normalità o accettata come via ineluttabile per regolare divergenze e interessi contrapposti".

Il Papa smaschera la grande ipocrisia: "Vorrei aggiungere il grande peccato di ipocrisia: quando nelle convenzioni internazionali tanti Paesi parlano di pace e poi vendono le armi ai Paesi in guerra. Questa è la grande ipocrisia". "Oggi - evidenzia - l'area del Mediterraneo è insidiata da tanti focolai di instabilità e di guerra, sia nel Medio Oriente, sia in vari Stati del nord Africa, come pure tra diverse etnie o gruppi religiosi e confessionali; né possiamo dimenticare il conflitto ancora irrisolto tra israeliani e palestinesi, con il pericolo di soluzioni non eque e, quindi, foriere di nuove crisi”.

Bergoglio avverte poi che "si fa strada un senso di paura, che porta ad alzare le proprie difese davanti a quella che viene strumentalmente dipinta come un’invasione”. “La retorica dello scontro di civiltà - scandisce il Papa - serve solo a giustificare la violenza e ad alimentare l’odio. L’inadempienza o, comunque, la debolezza della politica e il settarismo sono cause di radicalismi e terrorismo. La comunità internazionale si è fermata agli interventi militari, mentre dovrebbe costruire istituzioni che garantiscano uguali opportunità e luoghi nei quali i cittadini abbiano la possibilità di farsi carico del bene comune”.

Il Papa sferza quindi i Vescovi: "Fratelli, alziamo la voce per chiedere ai Governi la tutela delle minoranze e della libertà religiosa. La persecuzione di cui sono vittime soprattutto - ma non solo - le comunità cristiane è una ferita che lacera il nostro cuore e non ci può lasciare indifferenti". "Nel contempo - osserva - non accettiamo mai che chi cerca speranza per mare muoia senza ricevere soccorso o che chi giunge da lontano diventi vittima di sfruttamento sessuale, sia sottopagato o assoldato dalle mafie. Certo, l’accoglienza e una dignitosa integrazione sono tappe di un processo non facile; tuttavia, è impensabile poterlo affrontare innalzando muri. In tale modo, piuttosto, ci si preclude l’accesso alla ricchezza di cui l’altro è portatore e che costituisce sempre un’occasione di crescita". A conclusione dell’articolato discorso nella basilica di San Nicola, Bergoglio invita a non perdere la speranza e a guardare al Mediterraneo "già divenuto cimitero, come posto di futura resurrezione di tutta l’area".

Poi all'Angelus, presenti circa 40mila fedeli nell’area della celebrazione, nuovo appello per la Siria. "Mentre siamo riuniti qui a pregare e a riflettere sulla pace e sulle sorti dei popoli che si affacciano sul Mediterraneo sull'altra sponda di questo mare, in particolare nel nord ovest della Siria, si consuma una immane tragedia". "Dai nostri cuori di pastori - l’appello - si eleva un forte appello agli attori coinvolti e alla comunità internazionale perché taccia il frastuono delle armi e si ascolti il pianto dei piccoli e degli indifesi; perché si mettano da parte calcoli e interessi per salvaguardare le vite dei civili e dei tanti bambini innocenti che ne pagano le conseguenze".

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