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Coronavirus, Galli: "Situazione grave, troppi malati da assistere"

01 marzo 2020 | 12.29
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Il primario infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano: «I pazienti gravi negli ospedali? Contagi vecchi e sintomi lenti"

(Foto Fotogramma)
(Foto Fotogramma)

"Il virus ha dimostrato di aver eluso i criteri di sorveglianza. L’epidemia ha a tutti gli effetti conquistato una parte d’Italia. Ci troviamo a dover gestire una grande quantità di malati con quadri clinici importanti. Sta succedendo qualcosa di grave, non soltanto da noi ma anche in Germania e Francia, che potrebbero ritrovarsi presto nelle nostre stesse condizioni e non glielo auguro. Stiamo trattando una marea montante di pazienti impegnativi". Ad affermarlo il professor Massimo Galli, primario infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano, in un'intervista al 'Corriere della Sera' parlando dell'emergenza coronavirus. Insomma "siamo in piena emergenza". "I quadri clinici gravi non fanno pensare che l’infezione sia recente", sottolinea poi Galli aggiungendo: "E' verosimile che i ricoverati abbiamo alle spalle dalle due alle quattro settimane di tempo intercorso dal momento in cui hanno preso il virus allo sviluppo di sintomi molto seri".

C’è chi ha paragonato questa malattia all’influenza. Accostamento incauto? "Chi ha cercato di infondere tranquillità, e li capisco, non ha considerato le potenzialità di questo virus. In quarantadue anni di professione non ho mai visto un’influenza capace di stravolgere l’attività dei reparti di malattie infettive. La situazione è francamente emergenziale dal punto di vista dell’organizzazione sanitaria. È l’equivalente dello tsunami per numero di pazienti con patologie importanti ricoverati tutti insieme".

"Purtroppo il virus è entrato in Italia prima che si cominciasse a ostruirgli la strada con la chiusura dei voli dalla Cina. La penetrazione nel nostro Paese è precedente, circolava già prima della fine di gennaio anche a giudicare dall’impennata di questi ultimi giorni", ribadisce l'esperto spiegando che questa malattia "ha più fasi e si esprime nella sua massima gravità anche a 7-10 giorni dalla comparsa dei primi sintomi. È molto probabile che dietro tutti i pazienti gravi ce ne siano altrettanti infetti ma meno gravi. Per usare un termine tipico dell’epidemiologia, questa è solo la punta dell’iceberg. Anche la migliore organizzazione sanitaria del mondo, e noi siamo tra queste, rischia di non reggere un tale impatto". E conclude: "La maggior parte dei malati guarisce ma ce ne sono tanti, troppi, da assistere. Le aree metropolitane finora sono rimaste fuori dalla zona rossa e speriamo restino così".

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