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Coronavirus, Sappe: "Dopo devastazione carcere Foggia niente punizione per i detenuti"

11 marzo 2020 | 18.11
LETTURA: 2 minuti

(Foto AdnKronos)
(Foto AdnKronos)

di Silvia Mancinelli
Cosa è stato di quei detenuti che hanno messo a ferro e fuoco le carceri d’Italia in questi giorni? Cosa di quella descritta dai sindacati della Polizia Penitenziaria come "la più grande evasione di massa dal dopoguerra"? Nulla, tutto come prima. Almeno a sentire i rappresentanti dei baschi blu, i primi a camminare sulle macerie degli istituti penitenziari, a raccogliere i cocci, ad assistere inermi alla devastazione. "Li abbiamo visti esultare, schernirci, ridere soddisfatti mentre distruggevano tutto - spiega all’Adnkronos il segretario del Sappe Federico Pilagatti - Abbiamo visto l’acqua coprire i pavimenti, gli uffici, i beni e le attrezzature al servizio di personale e detenuti finire in frantumi".

"Sono saliti sui tetti, hanno dato fuoco ai materassi e a rivolta terminata sono rientrati nelle loro celle come nulla fosse. Niente punizioni, anzi, quelli che sono evasi e sono poi rientrati sono stati ‘premiati’ con il trasferimento in altre strutture più vicine alle loro abitazioni a Lecce o messi normalmente nelle sezioni dove erano prima. Gli agenti sono demoralizzati e oltretutto temono anche ritorsioni". Mentre si attende una risposta forte dal Ministero della Giustizia, il sindacato autonomo di Polizia Penitenziaria rimarca che "il carcere è nelle mani dei detenuti - dice Pilagatti - quanto è accaduto ne è la dimostrazione".

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