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Coronavirus, Iss: "Confermato trend in calo"

03 aprile 2020 | 12.33
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Il presidente dell'Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro: "Non c'è zona in cui non circoli, ma con diversa entità"

Afp
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"Sono dati che risentono di una settimana, ma confermano il trend di calo dei casi positivi di Covid-19, e viene confermato anche il trend italiano con alcune zone a più alta circolazione, a circolazione intermedia e a circolazione ancora abbastanza limitata, ma il messaggio è che non c'è nessuna zona in cui il virus non circoli". Lo ha spiegato il presidente dell'Istituto superiore di sanità (Iss), Silvio Brusaferro, nella conferenza stampa di oggi sull'emergenza coronavirus. "Il problema - ha aggiunto - è dunque l'intensità e la frequenza di circolazione del virus, che è elemento caratterizzante e che ci deve far presente come si debba mantenere elevata la soglia di attenzione e anche le raccomandazioni adottate. Si conferma - aggiunge - il trend dell'età media pari a 62 anni dei casi, del 30% di morti fra le donne, anche se con età media più elevata, e della comorbidità come condizione spesso rilevata fra i deceduti di entrambi i sessi".

Poi l'avverimento: "Aver fatto gol - dice - non vuole dire che la partita è finita, abbiamo superato un momento critico, stiamo scendendo, ma la curva può avere anche una valle e poi ripartire, non è scontato che scenda per forza".
"Se cambiamo le regole del gioco e non siamo efficaci nell'interrompere l'infezione - sottolinea - si va in una valle e la salita riparte. L'obiettivo è che decresca. Ora sta decrescendo e questo è un dato importante che mostra che le misure stanno funzionando, ma la sfida importante è mantenerle, avendo in mente che una volta scesa la curva, come nell'ultima fase di Codogno, poi riparte se non la controlli bene. Dobbiamo trovare un equilibrio".

"In questo momento non abbiamo evidenze per dire che il virus circola nell'aria", rimarca quindi Brusaferro, rispondendo a una domanda sulla possibilità che l'Oms riveda le indicazioni per le linee guida sul'uso delle mascherine da parte della popolazione. "I dati che abbiamo a livello epidemiologico internazionale - precisa Brusaferro - ci dicono che le principali vie di trasmissione del virus largamente responsabili della sua trasmissione sono quelle per 'droplet' (goccioline) e quelle per contatto. Il contagio per via aerogena era stato ipotizzato e dimostrato in alcuni contesti particolari e in presenza di alcune procedure soprattutto in ambito sanitario. Dai dati della letteratura scientifica finora sappiamo dunque che queste due sono le principali modalità di trasmissione, poi valuteremo man mano che arriveranno nuovi dati".

"L'Istituto superiore di sanità è un organo tecnico scientifico del Ssn che supporta con dati, pareri, analisi. In questa fattispecie facciamo parte del Comitato tecnico scientifico e forniamo quotidianamente dati e suggerimenti a livello politico. Noi abbiamo fatto le nostre considerazioni, lavorato con dei dati, abbiamo poi condiviso delle raccomandazioni, dopo di ché il governo ha deciso per lockdown sempre più stretti e in pochi giorni l'Italia è stata chiusa. Noi lavoriamo in maniera autonoma e in scienza e coscienza", ha quindi precisato, rispondendo a una domanda sulla chiusura non disposta dalle autorità di alcuni comuni della provincia di Bergamo.

"A inizio marzo - ha aggiunto Gianni Rezza, direttore del dipartimento di Malattie infettive dell'Iss - il comune di Codogno è stato reso zona rossa, dopo di ché c'è stata la proposta di fare zona rossa anche i comuni vicino Bergamo, poi si è deciso di rendere zona rossa tutta Lombardia, e poi a questo ha fatto seguito la mossa di rendere zona arancione l'Italia intera. Da allora non sono fatte più zone rosse e sono ripartite ordinanze regionali come in Lazio, Calabria e Campania".

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