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Coronavirus, nuovo appello del Papa: "Scongiurare grave calamità nelle carceri"

06 aprile 2020 | 16.07
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Il Pontefice torna a esprimere preoccupazione per la pandemia nei penitenziari sovraffollati: "I responsabili trovino la strada giusta e creativa per risolvere il problema". E sui poveri dice: "Sono vittime di politiche economiche e finanziarie"

(Afp)
(Afp)

Il Papa guarda con grande preoccupazione al sovraffollamento nelle carceri nell’emergenza coronavirus. E, nella messa a Santa Marta, chiede ancora una volta che venga scongiurata una "grave calamità".

"Penso ad un grave problema che c’è in parecchie parti del mondo. Vorrei che pregassimo per il sovraffollamento nelle carceri - dice Bergoglio -. Dove c’è sovraffollamento, c’è pericolo in questa pandemia che finisca in una grave calamità".

Da qui il monito: "Preghiamo per i responsabili, per coloro che devono prendere decisioni che trovino la strada giusta e creativa per risolvere il problema".

Quindi Francesco dà voce anche ai poveri. "Saremo giudicati per il nostro rapporto con i poveri". "I poveri sono tanti. C’è il povero che non vediamo. La grande quantità sono i poveri nascosti e non li vediamo per la cultura dell’indifferenza che è negazionista. Ce ne sono tanti. Anche se non entriamo in una cultura dell’indifferenza, c’è l’abitudine di vederli come ornamenti di una città ma la grande maggioranza sono poveri vittime di politiche economiche e finanziarie", denuncia Francesco.

Il Pontefice scuote le coscienze: "Le statistiche riassumono così: tanti soldi nelle mani di pochi e tanta povertà nelle mani di molti. Tanta gente è vittima dell’ingiustizia dell’economia strutturale mondiale". La povertà, ricorda Francesco, tocca anche il ceto medio: "Tanti poveri del ceto medio vanno di nascosto alla Caritas e provano vergogna. I poveri sono molti più dei ricchi. I poveri li avete sempre con voi dice Gesù. Ma me ne accorgo della realtà nascosta? Di quelli che si vergognano di non arrivare a fine mese?".

Francesco racconta che a Buenos Aires una ex fabbrica era abitata da una quindicina di famiglie con bambini: "Io andai e ho visto che avevano mobili buoni, da ceto medio, ma già non potevano pagare l’affitto". Da qui l’amara riflessione: "I nuovi poveri, l’ingiustizia dell’organizzazione economica li porta così. Li incontreremo nel giudizio e Gesù ci chiederà come va con i poveri. Hai dato loro da mangiare, li hai assistiti? Perché lì ero io". Avverte il Papa: "Su questo saremo giudicati. Non saremo giudicati per il lusso o i viaggi o l’importanza sociale, saremo giudicati per il nostro rapporto con i poveri. Se li ignoro, credo che il Signore mi ignorerà nel giorno del giudizio. Gesù ci dice: io sarò presente con i poveri. Questo non è fare il comunista, è il centro del Vangelo".

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