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Coronavirus, allo Zen di Palermo la sfida vinta dalla preside: "Un successo le lezioni a distanza"

07 aprile 2020 | 17.59
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Intervista a Daniela Lo Verde: "Mi mancano tanto gli abbracci dei miei alunni"

(Foto Ipa/Fotogramma)
(Foto Ipa/Fotogramma)

Agli abbracci mancati non si è ancora abituata. "Quando tutto questo finirà la prima cosa che vorrò fare è stringere forte i miei alunni. Uno a uno". Daniela Lo Verde, la dirigente dell’istituto comprensivo Giovanni Falcone dello Zen 2 di Palermo, a "lutto" ci si sente ancora. Proprio come quel 5 marzo, quando il Governo Conte annunciò lo stop alle lezioni in classe. "Una tragedia" disse allora. Perché nel quartiere ad alto rischio di criminalità alla periferia di Palermo la scuola è l’unica alternativa alla strada. Perché dove "in tanti non hanno un pc o un tablet a casa" la didattica a distanza rischiava di essere una chimera.

"All’inizio ci siamo arrangiati con i cellulari - racconta all’Adnkronos -, da qualche giorno abbiamo iniziato a distribuire i primi tablet in comodato d’uso". E così quella che sembrava una missione impossibile è diventata una realtà. "La quasi totalità dei miei studenti, direi un 70 per cento, ha seguito con costanza la didattica a distanza", ammette con orgoglio la dirigente. Lezioni di italiano e matematica, ma anche quelle per realizzare il salame di cioccolato o le lezioni di ballo latino americano.

"I miei insegnanti si sono impegnati al massimo per coinvolgere i ragazzi, per non farli sentire soli. Abbiamo realizzato i lavoretti per la festa del papà e quelli in occasione delle festività pasquali, cercando di mantenere una ‘normalità’ anche in una condizione che di normale ha ben poco". Un obiettivo centrato anche grazie al Miur. "Non mi sono mai sentita abbandonata in queste settimane - racconta -. Anzi, proprio grazie al ministero abbiamo avviato un gemellaggio con una scuola privata cattolica di Roma, l’Istituto Marymount. Uno scambio di esperienze, anche sul fronte della didattica a distanza, che si è rivelato assai proficuo". 

A più di un mese dalla sospensione forzata della campanella molto è cambiato, ma non il suo rapporto con gli studenti. Stretto, strettissimo. "Ricevo ogni giorno messaggi, foto, video. Con ognuno dei miei alunni ho mantenuto un contatto. Anche se tra mille difficoltà", ammette. Perché allo Zen 2 la didattica a distanza non è fatta solo di lezioni, di programmi ministeriali e compiti. "Bisogna essere comunità, comprendere il disagio delle famiglie, essere presenti, darsi una mano". Ecco, perché, qualche giorno fa è partita anche una raccolta fondi per la spesa solidale, mettendo a disposizione il conto corrente della scuola. Preside e insegnanti si sono autotassati per consentire alle famiglie in difficoltà di avere qualcosa da mettere sulla tavola.

"Tanti genitori qui sbarcano il lunario con piccoli lavoretti, spesso in nero, e anche chi riceve il reddito di cittadinanza non riesce ad arrivare a fine mese – spiega la dirigente scolastica -. Così abbiamo pensato di dare noi per primi una mano nell’attesa degli interventi strutturali che arriveranno da Comune, Regione e Stato". 

In quattro giorni sono già 50 i voucher da 50 euro ciascuno emessi dalla scuola, che grazie alla collaborazione del Centro Olimpo hanno consentito ad altrettante famiglie di comprare al supermercato beni di prima necessità. "E stato emozionante ricevere le foto dei miei alunni con la spesa, mi ha riempito il cuore". Pasta, pane, farina, latte, uova, qualche pacco di biscotti. Presto arriveranno anche le uova di Pasqua, dono del Conad Sicilia. Per tutti. Nelle lunghe settimane di quarantena i cancelli della scuola per la preside che da sette anni dirige l’istituto intitolato al giudice antimafia ucciso dal tritolo di Cosa nostra sono sempre rimasti aperti. Arriva di buon mattino e va via alle 16. A casa lavora al resto. "C’è tanto da fare. Le mie figlie si sono abituate, hanno anche imparato a stirare…", scherza la preside di frontiera. Che a una speranza ancora non rinuncia. "Ci terrei a rivedere i miei studenti prima dell’estate. Mi mancano da morire. A tutti, però, dico di non sprecare questo tempo: prepariamoci per quando tutto questo sarà passato e potremo di nuovo tornare ad abbracciarci", conclude.  

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