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Coronavirus: per la prima volta si ferma anche l’antica fabbrica di campane Marinelli

08 aprile 2020 | 15.09
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da sinistra i fratelli Pasquale e Armando Marinelli
da sinistra i fratelli Pasquale e Armando Marinelli

Il Coronavirus ha sconvolto ogni cosa. Compreso il rintocco delle campane che ha sempre accompagnato la vita di tutti noi, atei o credenti. Ha scandito il tempo nei tanti paesini dell’Italia ma anche nei quartieri delle grandi città. Ha risuonato per richiamare i cuori ad un momento di festa o ad un momento di dolore. Un rintocco di condivisione, sempre, più o meno consapevolmente. Ma in questi giorni c’è una ‘mascherina’ anche per loro, non mute, ma molto spesso taciturne. E ad Agnone, in Molise, dove ha sede la ‘Pontificia Fonderia Marinelli’, la più antica fabbrica di campane e arte sacra del pianeta - segnalata per diventare ‘Sito Culturale Patrimonio dell’Umanità’ per l’Unesco - per la prima volta, in più di mille anni di storia, dal tempo di Carlo Magno ai giorni nostri, anche la produzione delle campane si è fermata.

Ma i fratelli Armando e Pasquale Marinelli, ventiseiesima generazione della dinastia dei fonditori di sacri bronzi più famosi al mondo, sono fiduciosi. E confidano che "le commesse ricevute prima del dilagare dell’emergenza, dai parroci e dai clienti che da sempre si fidano del nostro operato, rappresentano per noi una benedizione dal Cielo. Una sorta di miracolo per quando ripartiremo. Oggi, com’è doveroso fare, nonostante vi siano numerose celle campanarie in attesa di manutenzione e aggiunta di nuovi concerti di campane, abbiamo rispettato quanto imposto per il bene di tutti, rinviando ogni lavorazione a data da destinarsi. Simbolo di questa interruzione – spiegano all'Adnkronos - è senz’altro uno dei nostri paranchi. Che, dal 9 marzo scorso, è rimasto ancora ad attenderci fuori dal campanile di Veroli, nel Lazio, dove abbiamo rimosso le campane per sostituire i componenti usurati, con tutti gli attrezzi rimasti lì ad aspettare tempi migliori".

Ma c’è di più: "A fare le spese della crisi è stato soprattutto il nostro ‘Museo Internazionale della Campana’, con all’interno una collezione unica di oltre 1500 pezzi esposti che raccontano un millennio di arte fusoria, intitolato a San Giovanni Paolo II. Normalmente, registra in media circa 40mila presenze l’anno: ha ricevuto, come accaduto pure per gli altri Musei Italiani, un colpo durissimo. Già un mese fa vedevamo cancellare in blocco le prenotazioni da ogni parte del mondo. Incluse quelle scolastiche: che mai più, per il 2020, potremo recuperare". Nonostante tutto, però i Fratelli Marinelli sono speranzosi, e raccontano anche della campana dedicata alla memoria di Karol Wojtyla "destinata ai frati caracciolini del Congo, nata con l’ultima fusione del 27 febbraio scorso, proprio all’indomani del Mercoledì delle Ceneri con cui ha inizio la Quaresima. Un bronzo finemente decorato da 110 chilogrammi di peso, 56 centimetri di diametro intonato in ‘fa’ e attualmente esposto all’interno della chiesa parrocchiale di Agnone, in attesa di prendere il volo per l’Africa, appena sarà possibile".

"La campana è stata realizzata per celebrare il 25° anniversario di quando il Santo Padre ci fece dono della sua presenza qui in Fonderia, in quel memorabile 19 marzo del 1995 - ricordano commossi i contitolari della plurisecolare azienda artigianale molisana - Tanto che poco dopo ci lasciò in eredità le seguenti parole: ‘Ognuno di noi porta in sé una campana. Questa campana si chiama cuore. Questo cuore suona, e spero suoni sempre delle belle melodie’: l’augurio che ci sentiamo di condividere con tutti gli italiani". Intanto si guarda comunque avanti: "Noi, al contempo, ci prepariamo per la prossima fase dotandoci di tutti i dispositivi di protezione individuale e previsti dalle nuove norme in modo da iniziare nuovamente la nostra produzione. E poter accogliere ancora, in sicurezza e con l’entusiasmo e la passione di sempre, gli appassionati e i turisti che ogni anno sono sempre i benvenuti qui ad Agnone", auspicano ottimisti.

"Con il cuore oggi rivolto – aggiungono in coro - anche ai nostri colleghi fonditori, installatori, e alle preziose associazioni di campanari del Nord e Centro Italia: i più colpiti dall’emergenza in corso. A loro va il nostro grande abbraccio, sperando che presto potremo tornare tutti, ognuno nel proprio ruolo, a salire nuovamente sui campanili di tutta Italia". E, in vista della domenica apice della Settimana Santa, "come tradizione vuole, in tutto il mondo alle campane si legano i battagli con le funi dal mezzogiorno del Venerdì di Passione fino allo scoccare della mezzanotte del sabato. Quando, con l’avvio della solenne funzione di Pasqua, i nodi vengono sciolti e lo scampanio si disperde rincorrendosi festante e allegro nell’aria e tutto intorno, in incoraggiamento e omaggio ai veri eroi ogni giorno in trincea a fronteggiare il virus".

Perché, in questo luogo senza tempo, quello che più colpisce chi lo vive giornalmente da sempre è "l’assenza degli abbracci, delle strette di mano ai cittadini del globo che ci onorano della loro visita. Più passano i giorni e più si avverte. Ci stringiamo oramai soltanto con gli occhi, nella forza dello sguardo. E, forse, ci dovremo abituare così ancora per molto. Nel silenzio surreale e antitetico ai rintocchi festosi delle campane abbiamo imparato una grande lezione. Ci siamo accorti anche noi, come dice l’antropologo Piercarlo Grimaldi, che eravamo felici senza sapere di esserlo".

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