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Coronavirus, Burioni: "Trovare anche solo terapia può fare differenza"

13 aprile 2020 | 19.54
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Il virologo: "Test vaccini su volontari è dilemma etico ma velocizzerebbe tempi"

(Foto Fotogramma)
(Foto Fotogramma)

In questo momento non c’è nessuna terapia di provata efficacia, dobbiamo aspettare. Ci sono dati promettenti per alcuni farmaci in laboratorio e magari nell’uso su alcuni pazienti, però sono in corso degli studi, che ci diranno con chiarezza cosa funziona e cosa no. Anche uno solo di questi studi che vada a buon fine può fare veramente la differenza. Bisogna avere pazienza, anche a questo serve ritardare il contagio, a dare tempo ai medici di fare gli studi”. Lo ha detto a Sky TG24 Roberto Burioni, professore ordinario di Microbiologia e Virologia dell'Università Vita-Salute San Raffaele.

Di studi sui vaccini “ce ne sono tanti, però lo studio sul vaccino è molto più difficile, perché il vaccino si testa vaccinando un certo numero di persone, non vaccinandone altrettante e poi si paragona l’incidenza della malattia in questi due gruppi. Questo prende molto molto tempo, se si vogliono velocizzare le cose c’è un dilemma etico: ovvero la possibilità di saggiare l’uso del vaccino su dei volontari, però questa è una cosa di cui si deve discutere dal punto di vista etico, perché non è una cosa così automatica. Si comincia a pensare di poter sperimentare su volontari giovani e sani, accettando questo rischio: lo sviluppo dei vaccini e la dimostrazione della loro efficacia possono essere tagliati di molto molto tempo, ha detto poi Burioni.

Si può ripartire, ma solo con le armi che possono bloccare il contagio. In questo momento queste armi sono la mascherina, che tutti dovranno portare, sarà indispensabile e diventerà un’abitudine come portare le scarpe. Seconda cosa sono i test. Dobbiamo essere in grado di identificare immediatamente e immediatamente isolare le persone che sono infettive, per questo ci vorrà la capacità di fare molti più test. Ancora i test sierologici, dovremo capire chi ha avuto e chi no la malattia, altrimenti vaghiamo nel buio. Infine dei sistemi di tracciamento che permettano di identificare e isolare per davvero le persone infette, in strutture apposite, per impedire che il contagio vada avanti” ha sottolineato l'esperto per il quale "con questi passaggi e queste cautele si può immaginare, con tutte le tutele, una graduale ripresa delle attività”.

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