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Migranti, Linardi (Sea Watch): "Altri 12 morti, giorni di agonia nel silenzio di tutti"

16 aprile 2020 | 16.33
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Portavoce Ong: "Se ne sono andati sotto gli occhi di bambini, della barca con 55 a bordo respinta in Libia sapevano tutti ma nessuno si è mosso "

(Afp) - AFP
(Afp) - AFP

di Sibilla Bertollini

"Sapevamo tutti da sei giorni che queste persone erano in mare e che avevano bisogno di essere aiutate ma non è stato fatto". E' questa la denuncia di Giorgia Linardi, portavoce di Sea Watch Italia, raccolta dall'Adnkronos dopo le ultime notizie circa la morte di 12 persone delle 55 respinte in Libia . Erano tutte su una stessa imbarcazione che inizialmente si pensava dispersa. Nessuno è intervenuto a soccorrerle benché, evidenzia Linardi, "la presenza di queste persone in pericolo in mare, grazie alla segnalazione della Ong Alarm Phone, fosse nota già da venerdì 10 aprile alle autorità europee". Ma quest'ultime "hanno deciso di non intervenire per sei giorni. Malta ha assunto il coordinamento solo dopo tre giorni - ricostruisce la portavoce di Sea Watch - Decidendo di non intervenire ha di fatto facilitato il respingimento illegale di queste persone in Libia" mentre 12 persone non ce l'hanno fatta.

"Sono morte tra stenti e annegamento nel tentativo di raggiungere le imbarcazioni avvistate in vicinanza. Sono morte - incalza Linardi - sotto gli occhi di piccoli innocenti, tra cui Rai, una bambina eritrea che si trova in questo momento detenuta in una prigione libica dove sappiamo per certo che i diritti fondamentali delle persone non vengono rispettati. Dove vengono sottoposte a trattamenti inumani e degradanti, abusi e torture".

Una cinquantina di naufraghi "respinti illegalmente nel Paese da cui hanno tentato disperatamente di fuggire e dopo una terribile agonia di sei giorni, che ha strappato la vita a 12 di essi e ha sicuramente segnato quella dei sopravvissuti, si trovano in questo momento in assenza di alcuna tutela", continua Linardi che punta il dito contro l'Europa (in particolare Malta) che ha scelto di non salvarli.

"Insieme a loro, sono almeno altri quattro - sottolinea Linardi - i casi segnalati da Alarm Phone, oltre agli avvistamenti da parte degli assetti di Frontex, negli ultimi giorni. Per nessuno di essi alcuna autorità si è mossa. Alcune persone sono arrivate autonomamente sulle coste siciliane, altri sono stati soccorsi dalla Ong Aita Mari che si trova ancora in mare senza un porto sicuro. Lo stesso vale per Alan Kurdi". Da entrambe le navi "si sta assistendo a uno stillicidio di sbarchi di persone singole per motivi medici". Quindi per ora, denuncia ancora la portavoce di Sea Watch, l'unico modo per raggiungere le coste europee "è solo in presenza di condizioni mediche sufficientemente gravi".

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