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Mafia: Rita Dalla Chiesa, 'boss a casa? Ricordo a chi firma che ci sono strutture dove mandarli’

30 aprile 2020 | 18.14
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Mafia: Rita Dalla Chiesa, 'boss a casa? Ricordo a chi firma che ci sono strutture dove mandarli’

(di Ilaria Floris)

"In un momento come questo, in cui l’Italia sta cercando di reagire in modo molto forte, positivo, consapevole, erano decisioni che non andavano prese, o andavano prese in altri modi. Siamo tutti esseri umani, anche se i boss se lo sono dimenticati, ma bisogna ricordare a chi firma le istanze di scarcerazione che ci sono altre strutture dove poterli mandare”. E’ l’amaro sfogo all’Adnkronos di Rita Dalla Chiesa che, all’indomani delle polemiche sulle scarcerazioni dei superboss di mafia, e nelle ore in cui è attesa la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Reggio Emilia su Raffaele Cutolo, torna con fermezza sull’argomento.

"Dover parlare di questo è una cosa che non mi sarei mai aspettata -dice la figlia del generale Dalla Chiesa- Non riesco a capire se c’è un disegno dietro, pressapochismo, leggerezza. O forse l’ignoranza di molte persone, giovani quando sono successi determinati fatti, che non hanno ben capito chi sono queste persone che loro vorrebbero mettere fuori e soprattutto che c’è gente che ha rischiato, e a volte pagato, con la vita per metterle in galera”.

La Dalla Chiesa tiene a sottolineare che "il 41 bis è una cosa importante. Qui non si tratta di mettere delle persone fuori perché c’è paura di un’epidemia del Coronavirus all’interno delle carceri. Io credo che tutti abbiano il diritto di curarsi e non spetta a me dire dove e come, ma sappiamo benissimo quanto Totò Riina abbia chiesto di tornare a casa sua, e invece è stato mandato nella struttura di Parma dove è stato curato fino all’ultimo. Ci sono dunque delle strutture dove loro potevano essere curati, non capisco perché sono stati mandati a casa".

E sull’ipotesi di una scarcerazione di Raffaele Cutolo, il fondatore della Nuova Camorra Organizzata, Dalla Chiesa non esita un attimo a rispondere: “Sarebbe credo una cosa abbastanza pesante. Mi sentirei tradita. Non dimentichiamoci che Pertini, quando per la liberazione di Cirillo le Brigate Rosse chiesero soldi e armi, e Cutolo ha girato impunemente il paese, poi l’ha spedito in Sardegna”.

E aggiunge un’osservazione sugli organi di stampa che, secondo il parere della giornalista, a parte qualche eccezione non sono stati abbastanza presenti nel condannare la scarcerazione del superboss Pasquale Zagaria: “Grandissimo appoggio a Massimo Giletti, che l’altra sera è stato però unico in una cattedrale nel deserto, che ci ha messo la faccia e le proprie energie per dire quello che pensava -affonda- Mi sarei aspettata da parte dei giornali un commento da Mentana, da altri giornali importanti in supporto a Giletti, che ha detto una cosa importantissima: C’è qualcuno che mente”.

“Ci sono delle cose in Italia che credo che sia più giusto fare che non fare -conclude Dalla Chiesa- E in questo caso era più giusto rispettare la memoria di chi, per mano loro è rimasto purtroppo ucciso. E’ un nervo scoperto che abbiamo tutti”.

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