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Trivulzio Milano, "indagine penale doverosa"

06 maggio 2020 | 13.22
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Il supervisore scientifico Pregliasco: "Quello che è successo va inquadrato in una situazione complessiva di emergenza". Legale Trivulzio: "Mai data disponibilità né accettato positivi"

(Fotogramma)
(Fotogramma)

"Doverosa l'indagine penale". E' quanto hanno sottolineato oggi dal Pio Albergo Trivulzio di Milano sia il virologo dell'università Statale di Milano, Fabrizio Pregliasco, al quale è stata affidata la supervisione scientifica in questa fase di gestione dell'emergenza coronavirus, sia il legale dell'ente Vinicio Nardo. "E' importante andare a valutare questa situazione complessivamente", ha puntualizzato Pregliasco.

"E' in corso una doverosa azione giudiziaria a questo punto e si deve aspettare l'esito - ha proseguito - Le inchieste avviate a livello regionale e di Ats", alle quali si aggiunge l'ispezione da parte del ministero della Salute, "sono elementi che entreranno e permetteranno di avere un chiarimento ulteriore. A mio avviso ciò che è successo è inquadrabile in una triste situazione complessiva che ha visto le strutture per anziani in prima linea. Si sono trovate sulla linea di fuoco le persone più fragili che vanno protette ma in questa situazione, ma credo sia stato fatto il possibile. Ora stiamo facendo il possibile per ridare anche fiducia alle persone che lavorano qui che ho visto in sofferenza rispetto a una situazione che appesantisce il carico di lavoro affrontato".

L'indagine penale, ha ripercorso Nardo, "è partita con una perquisizione dopo Pasqua. E' stato un atto di ispezione in quanto il Trivulzio ha messo a disposizione tutto quel che l'autorità giudiziaria richiedeva. La ricognizione di documenti e modelli organizzativi era già stata avviata per rispondere alle richieste sia del ministro della Salute che della Regione Lombardia che, sulla scorta di notizie di stampa che via via arrivavano, avevano avviato indagini conoscitive doverose. Altrettanto doverosa è l'apertura di un'indagine penale perché dà garanzia di accertamento dei fatti, secondo il rispetto di determinate regole".

"L'esposizione mediatica", ha voluto rimarcare Nardo, "finisce per coinvolgere e dare apparenza di rilevanza penale a una serie di circostanze che sono da accertare e che sono diverse da come vengono presentate in una situazione caratterizzata da grande emotività". Questa emotività, ha continuato, "ci sarebbe indipendentemente dai numeri della vicenda per il Pat".

In generale, ha sottolineato, questa è una "vicenda straziante. In Italia ci sono centinaia di migliaia di persone che da due mesi non possono vedere e accarezzare la madre, il padre e il proprio caro e questa è una cosa lacerante nel tessuto sociale dal punto di vista emotivo. Quindi l'inserimento di notizie e dati dovrebbe avvenire con una grande cautela. In questo senso siamo rassicurati dall'estrema riservatezza che notiamo nell'autorità giudiziaria che sta indagando, ma abbiamo il compito anche di gestire l'ondata mediatica che si è abbattuta sul Pat e poi su tutte le altre Rsa a cascata. Forse - ha osservato il legale - non è partita dall'appiglio iniziale giusto".

Il Pat, ha chiarito Nardo, "ha una peculiarità: comprende varie strutture di tipo diverso che solo in parte, per una metà a spanne, sono residenze per anziani. In altra parte sono istituti di riabilitazione, per la cura post acuzie, per cure intermedie cioè finalizzate ad assistere persone che hanno avuto le prime cure importanti in ospedale e non possono andare a casa. Queste persone arrivano in istituti come il Pat, nei vari padiglioni. Questa struttura dunque non è statica", e in questa emergenza "non era una roccia su una montagna, ma uno scoglio dentro un fiume".

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