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Coronavirus, scienziati Usa: i guariti fanno da scudo, vanno identificati

07 maggio 2020 | 20.43
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Lo studio del Georgia Institute of Technology di Atlanta pubblicato su 'Nature Medicine' invita a "identificare queste persone 'preziose' attraverso test anticorpali" la cui presenza nella società potrebbe abbassare il numero dei morti

(Afp)
(Afp)

Identificare le persone che sono guarite da Covid-19 e farli rientrare in società potrebbe aiutare a sviluppare una sorta di 'scudo immunitario' all'interno della popolazione. E' quanto suggerisce uno studio pubblicato su 'Nature Medicine'. Come si otterrebbe questo effetto? I guariti potrebbero aiutare a ridurre il tasso di trasmissione del coronavirus Sars-CoV-2, secondo il modello realizzato dagli scienziati del Georgia Institute of Technology di Atlanta. L'invito è dunque a identificare queste persone 'preziose' attraverso test anticorpali.

Senza un vaccino affidabile o un trattamento per Covid-19, le attuali strategie di sanità pubblica per affrontare la pandemia possono essere suddivise in gran parte in due approcci: mitigazione e soppressione. Entrambe le strategie mirano a ridurre le nuove infezioni limitando la quantità di contatti da uomo a uomo, ma ciò può avere impatti economici e sociali negativi a lungo termine.

Joshua Weitz e colleghi hanno sviluppato e analizzato un modello epidemiologico per ridurre la trasmissione di Sars-CoV-2. Il loro approccio si basa sull'uso di test sierologici per identificare i guariti.

Il modello presuppone che queste persone saranno negative ai virus, ma avranno anticorpi protettivi e saranno in grado di interagire in modo sicuro sia con persone sensibili che con quelle infettive. Potrebbero quindi tornare alla popolazione generale e aumentare le loro interazioni rispetto ad altri individui. Ciò, suggeriscono, potrebbe costruire "l'immunità scudo" all'interno della popolazione diminuendo le interazioni a rischio. In pratica queste persone farebbero da 'schermo' sostituendo appunto possibili interazioni a rischio.

Dal modello nel quale gli scienziati hanno immaginato due scenari (uno ad alta trasmissione con un indice di contagiosità R0 pari a 2,33 e uno a bassa trasmissione, con un R0 di 1,57, valutando l'impatto di una schermatura intermedia (quando una persona guarita sostituisce altre due interazioni) e potenziata, cioè quando sostituiscono altre 20 interazioni. In uno scenario ad alta trasmissione i previsti 71 mila decessi sono scesi a 58 mila con una protezione intermedia e a 20 mila con una protezione potenziata. In uno scenario a bassa trasmissione i previsti 50.000 decessi sono scesi a 34.000 e 8.400.

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