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Coronavirus, 'in Lombardia molti attacchi di panico per riapertura'

08 maggio 2020 | 18.32
LETTURA: 4 minuti

L'assessore Melania Rizzoli, 'in ospedale gente in affanno, hanno paura del virus'

Coronavirus, 'in Lombardia molti attacchi di panico per riapertura'

(di Vittoria Vimercati) Nelle ultime settimane sono diminuiti i contagi da covid19 in Lombardia ma in compenso sono aumentati gli accessi in ospedale per crisi d'ansia e attacchi di panico legati al virus e alla 'Fase 2'. Lo rivela in un'intervista all'Adnkronos l'assessore al Lavoro e all'Istruzione della Regione Lombardia, Melania Rizzoli, medico chirurgo, impegnata da tempo nella divulgazione scientifica.

"Oggi - racconta - sono segnalati molti accessi in ospedale per le crisi di panico: gente che arriva in affanno, senza respiro. Hanno paura di aver preso il coronavirus". Dopo la quarantena e l'isolamento forzato, "nelle persone più vulnerabili si sta generando una forma di ansia per la riapertura, per il contatto, per il ritorno a una vita normale e la paura di essere infettati".

Questo insorgere di disturbi psichiatrici potrebbero anche durare a lungo. "Chi ha vissuto la quarantena come una costrizione, una reclusione, più che come un provvedimento di protezione, vive l'improvvisa libertà come una sorta di evasione. Ma con l'apertura, l'evaso ha paura di essere trovato e colpito dal virus. In chi soffre di attacchi di panico si esacerbano i problemi", spiega.

Per l'assessore, "non siamo ancora fuori dall'emergenza" e bisogna usare "cautela" anche sul presunto depotenziamento del virus. "Non sappiamo ancora niente dell'immunità, e molto poco di questo virus, che è aggressivo e invade più organi, non solo l'apparato respiratorio. La percezione che ho sentito, e cioè che il virus si stia depotenziando, è errata". Al massimo, "perde la carica virale se diminuisce i contagi quindi la sua diffusione, ma l'attività infettiva del virus resta tale e quale, quindi meglio non incontrarlo, soprattutto chi ha malattie croniche e gli anziani che soffrono di qualche patologia. Sarebbe beffardo infettarsi nella fase di uscita dalla gravità della patologia".

Di test sierologici la Lombardia, dice, ne sta facendo "il più possibile. Vorremmo farli a tutti, a tappeto, ma è impossibile a 10 milioni di abitanti. Per adesso, li stiamo facendo a chi viene segnalato dai medici di base. Cercheremo di allargare i test agli istituti privati".

Tutti, aggiunge, "vogliono fare i test sierologici, ma il tampone è l'unico test diagnostico che conferma la positività alla malattia, il test sierologico è un esame epidemiologico". Di test sierologici "ce ne sono centinaia, ma gli unici autorizzati e riconosciuti sono quelli di Diasorin che usiamo in Lombardia e quelli della Abbott scelti dal Governo. Questi sono specifici perché individuano gli anticorpi neutralizzanti del covid, gli altri, come i pungidito, non sono ritenuti pienamente attendibili. Ci sono in giro test offerti a pagamento, ma noi eseguiamo quelli validati da Iss, non possiamo promuovere test ritenuti non attendibili, non fa parte del nostro compito istituzionale".

Chiudere i Navigli di Milano, ieri affollati di giovani che bevevano e chiacchieravano anche senza la mascherina, non è la soluzione. Piuttosto, bisogna appellarsi alla responsabilità dei singoli. "Mi sembra un paradosso che il sindaco Sala, quello che voleva fare gli aperitivi ai Navigli con Zingaretti, ora li chiuda. Io - dice - non penso serva chiudere i Navigli, ma piuttosto serve un appello ulteriore alla responsabilità di quei cittadini fortunati che sono stati risparmiati dalla malattia e che hanno ripreso le loro attività".

L'assembramento di ieri "mi auguro sia stata soltanto una mezz'ora di pausa dei molti giovani che hanno sofferto questi 50 giorni di quarantena come tutti. La riapertura - sottolinea Rizzoli - non è un tana libera tutti: gli atteggiamenti contano. Questo è un virus che si diffonde per via aerea e negli assembramenti dove si beve senza mascherina se qualcuno è positivo contagia gli altri. La mascherina - afferma ancora - riduce di 36 volte la possibilità di prendere virus, quindi è bene mantenerla: non è che non si possono incontrare le altre persone, ma bisogna proteggersi".

L'ultima cosa che serve, ora, è tornare a chiudere tutto. "I contagi - osserva - non diminuiscono ma nemmeno aumentano, perché c'è stata molta consapevolezza. Mantenere le misure di sicurezza e la distanza non è solo consigliabile ma è indispensabile soprattutto in questi 15 giorni di riapertura. Se risalgono i contagi sopra i 500 al giorno, allora si devono riattivare le misure di restrizione, cosa che nessuno auspica".

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