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Roma: sorella di Federico Carnicci, 'Galioto ancora coinvolto in un omicidio, ci sia giustizia'

08 maggio 2020 | 13.18
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Vittoria, sorella di Federico Carnicci
Vittoria, sorella di Federico Carnicci

di Silvia Mancinelli

"Ieri sera, intorno alle 22, l'avvocato che segue il caso della morte di mio fratello ha scritto a me e a mia madre dell'ennesimo omicidio che vedrebbe coinvolto Massimo Galioto (il punkabbestia già arrestato e poi assolto per aver spinto nel Tevere uno studente americano nel 2016 e fermato ieri pomeriggio per la morte di un ciclista romeno senza fissa dimora, ndr). Ho pensato: 'ecco un'altra vittima che si poteva evitare'". A parlare all'Adnkronos è Vittoria, sorella di Federico Carnicci, l'artista di strada toscano scomparso a Roma la notte tra il 6 e 7 luglio del 2015 e ritrovato senza vita nel Tevere dieci giorni dopo. Anche su quella fine l'ombra dell'ex militare 45enne Galioto, la vittima era entrata a far parte della sua "compagnia" di senzatetto accampati sulla banchina del fiume, ma i testimoni riconosciuti poco attendibili non contribuirono a dipanare le nubi su quella strana morte e il caso venne archiviato di lì a poco.

Esattamente un anno più tardi la stessa fine toccò a uno studente americano, Beau Solomon, morto il 30 giugno del 2016 e ritrovato nel Tevere. La Procura di Roma aveva chiesto per Galioto l'ergastolo, accusato di averlo spinto in acqua, ma i giudici della III Corte d'assise lo hanno assolto tre anni più tardi. "Per mio fratello la Polizia non indagò bene, oltretutto noi non eravamo a Roma e riuscivamo a fare ben poco. Cosa diversa per Solomon, ma solo perché dovevano rendere contro all'ambasciata americana - continua Vittoria Carnicci - Eppure anche il quell'occasione Galioto riuscì a farla franca, grazie a testimoni giudicati non attendibili. Mi sono sempre chiesta perché lavorarono in quel modo, ci sarebbe stato un colpevole per Beau e per mio fratello. E' stato lasciato a piede libero un uomo sul quale restano troppi dubbi. Ora c'è un'altra vittima, almeno che questo povero Cristo possa avere una giustizia e con la sua, forse arriveremo anche noi, famiglia di Federico e di Beau, ad avere una giustizia morale".

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