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Vittime finti maghi sul lastrico: "Mi ammazzo, è un calvario"

12 maggio 2020 | 16.17
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Foto Fotogramma - FOTOGRAMMA
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"Io m'ammazzo! Questa situazione deve finire, deve finire… è diventato un calvario, non ce la faccio più, sono pazzo, pazzo… maledetto io! Mi deve lasciare in pace… mi sta portando nella cassa da morto… che calvario, che calvario". A parlare era una delle vittime della banda di finti maghi e cartomanti sgominata oggi dalla polizia di Patti e Capo d’Orlando nel Messinese, nell’ambito dell’operazione ‘Majari’ che ha portato all’arresto di sette persone con l’accusa di associazione per delinquere, truffa aggravata, violenza privata e tentata estorsione.

Per riconquistare la sua amata aveva consegnato circa 70mila euro alla banda e adesso era sul lastrico. Ormai esasperati dalle richieste continue di denaro che non riuscivano più a soddisfare le vittime della banda spesso in lacrime supplicavano gli indagati. "Io non ho soldi! Mi posso solo sparare, ‘sta cammurria deve finire, mi sparo e si leva ‘sta cammurria… sono nella merda, le persone mi minacciano, mi prendono la faccia a schiaffi!!!". ) "Io non ce la faccio più… non ce la faccio perché ho la paura che mi succede qualcosa di brutto e io faccio qualcosa… o ammazzo a lei o ammazzo me!!", diceva ancora un’altra vittima.

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"La spregiudicatezza degli arrestati non si fermava neppure davanti agli accorati appelli delle vittime, che ammettevano di provare vergogna verso i figli, ai quali non potevano più comprare nulla e di essere disposti a compiere gesti estremi", spiegano gli investigatori. Anzi gli indagati commentavano tra loro, anche in modo sarcastico, le conversazioni avute con le vittime e cercavano ogni modo per continuare a ‘spremere’ i clienti. "Dice che è al lastrico… pure se mi dessero 50 euro che cazzo me ne fotte di loro!... capito che ti voglio dire?… Dovrebbero essere sul lastrico come me, la gente, quando dicono che sono sul lastrico… veramente!". Ed ancora: "Ora le mando un messaggio e le dico che i soldi li ho anticipati io per il materiale, ci fazzu venire i vermi!!"; "Io questi clienti così che dicono una cosa… poi un'altra, mi danno fastidio!! Ma l’hai capita a questa sciumunita? E tirchia da morire!!!".

In più di un caso le vittime ormai sul lastrico, dopo i versamenti effettuati in cambio di riti e talismani contro ‘malocchio’ e ‘fatture’, in lacrime avevano chiesto di essere lasciate in pace. Senza riuscire, però, a muovere a pietà i loro ‘carnefici’.

In alcuni casi, anzi, per convincere i malcapitati a pagare veniva loro raccontato cosa era successo a chi si era rifiutato di pagare. "… ha telefonato uno che io per discrezione non ti dico il nome – diceva uno degli indagati intercettato - e che questo qui è di Acquedolci e mi ha detto: ‘se lei non mi aiuta signora, io mi ammazzo!!’. La mia risposta… a chi non è tra le mie grazie: ‘per me ti puoi pure ammazzare! Anzi ti indico pure la strada’ gli ho detto. ‘Anziché la corda che non hai… vai nella stazione di Acquedolci… che c'è la stazione ad Acquedolci, e ti infili nei binari del treno’ … ‘ma lei è una diavola!!’, gli ho detto: "gioia mia, se soldi non ne hai, con me non ne devi parlare, ti fai aiutare… ce ne sono tanti, gli ho detto, ad Acquedolci… ti fai aiutare da altri! - gli ho detto - … a me, non mi devi scassare la minchia, perché tu sei stato traditore!".

"Per gli indagati era del tutto indifferente il destino dei loro clienti, una volta ridotti sul lastrico: costoro avrebbero potuto tranquillamente suicidarsi, senza che con ciò si sentissero minimamente in colpa", spiegano gli investigatori.

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