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Moro: l'ex Br Persichetti vs Grassi, 'querelato per bufala covo, è ora di resa conti su fandonie'

17 maggio 2020 | 15.19
LETTURA: 5 minuti

MANIFESTO APPESO AL MURO ANNUNCIA L'ASSASINIO DI ALDO MORO DOPO IL SUO RAPIMENTO DA PARTE DELLE BR, BRIGATE ROSSE, FIORI ACCANTO ALLA SUA FOTO ag. GIACOMINOFOTO/FOTOGRAMMA ph. BRUNI; luogo: ROMA; data: 1975 (BRUNI, ROMA - 1978-05-09) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate - FOTOGRAMMA
MANIFESTO APPESO AL MURO ANNUNCIA L'ASSASINIO DI ALDO MORO DOPO IL SUO RAPIMENTO DA PARTE DELLE BR, BRIGATE ROSSE, FIORI ACCANTO ALLA SUA FOTO ag. GIACOMINOFOTO/FOTOGRAMMA ph. BRUNI; luogo: ROMA; data: 1975 (BRUNI, ROMA - 1978-05-09) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate - FOTOGRAMMA

L'ex Br Paolo Persichetti contro l'ex parlamentare Gero Grassi, già vicepresidente del partito democratico alla Camera e membro della commissione parlamentare d’inchiesta sul rapimento e l’uccisione di Aldo Moro nella passata legislatura. Nel suo blog Insorgenze.net, Persichetti, che del caso Moro si è occupato da ricercatore indipendente, pubblicando con i due storici Marco Clementi ed Elisa Santalena 'Brigate rosse - Dalle fabbriche alla campagna di primavera' (DeriveApprodi), ricorda che Grassi è stato recentemente "querelato per aver sostenuto che il presidente democristiano non fu nascosto, come accertato in sede giudiziaria e storiografica, nella base brigatista di via Montalcini 8", ma in "un’abitazione situata in via dei Massimi 91, nella zona della Balduina, non lontano da via Fani". La querela sarebbe stata promossa da una coppia di coniugi residenti all’epoca nell’appartamento indicato da Grassi come la prigione di Moro. I due davanti alla commissione Moro 2 avevano rivelato, in seduta segreta, di aver offerto ospitalità per alcune settimane tra novembre e dicembre 1978, circa sei mesi dopo il sequestro, a una persona dall’identità a loro sconosciuta, che solo successivamente si resero conto, dalle immagini apparse in Tv, fosse Prospero Gallinari, in quel momento dirigente della colonna romana.

"Forse è iniziata l’epoca della resa dei conti sulle tante fandonie, invenzioni, falsità e intossicazioni che hanno inquinato la storia del rapimento Moro", scrive Persichetti, secondo cui Grassi, "senza fornire nuovi elementi", accusa la coppia di avere tenuto in custodia Moro nella loro abitazione e aggiunge "altre clamorose affermazioni, come la presenza nello stabile di via dei Massimi 91 di una donna descritta come una 'terrorista della Raf', nonché di Franco Piperno e Adriana Faranda".

Prima delle recenti affermazioni di Grassi, ricorda l'ex Br, "l’ipotesi che in via dei Massimi vi fosse stata la prigione (o una delle prigioni) di Moro durante il sequestro, su cui ha lavorato inutilmente la commissione Moro 2 producendo una quantità impressionante di congetture e fantasie, non aveva mai preso in considerazione un ruolo dei due coniugi, puntando ad altre location presenti nell’immobile". Ora, secondo Persichetti, Grassi, che nel libro 'Aldo Moro, la verità negata', "cita, stavolta per extenso, il nome della presunta 'terrorista della Raf' che avrebbe abitato in via dei Massimi 91, identificandola in 'Birgit Kraatz, compagna di Piperno e vicina ai terroristi tedeschi'", intende suffragare l'ipotesi che Piperno avrebbe, proprio dalla casa della giornalista, "osservato i movimenti di Moro e della scorta", nonostante la stessa Kraatz abbia "ricordato la sua relazione con il Piperno, ma escluso che si trattenesse nel condominio".

'sulla Kraatz gigantesco infortunio della Commissione'

Per smontare questa accusa, Persichetti ricostruisce quello che definisce "un gigantesco infortunio della commissione presieduta da Giuseppe Fioroni": nella terza relazione prodotta dalla commissione Moro 2 alla Kraatz, "per più di trent’anni corrispondente romana di Der Spiegel, Stern e della Tv pubblica tedesca ZDF, molto conosciuta nei circoli della stampa e del mondo politico romano, amica di Marco Pannella ed Eugenio Scalfari", oltre alla qualifica di giornalista, "viene attribuita una ulteriore identità politica: 'attiva nel movimento estremista Due giugno', formazione della sinistra armata tedesca occidentale".

Ma la circostanza, sottolinea l'ex Br, venne rettificata "dopo una intervista a Piperno apparsa sul Dubbio del 26 aprile 2018, nel quale si precisava la posizione della Kraatz e si ridicolizzava 'l’incidente' incorso alla commissione". Lo stesso Fioroni, prosegue, "spiegava che ad agosto 2018, a lavori della commissione chiusa dunque, sarebbe pervenuta una nuova informativa (sic!) che smentiva il coinvolgimento della Kraatz nell’organizzazione 2 giugno", chiarendo d'altra parte che "il riferimento alla giornalista era per il rapporto avuto con Piperno ('assolutamente legittimo', secondo Fioroni) e in primis per l'eventuale presenza di Piperno nel palazzo romano".

"
Peccato - la chiosa di Persichetti - che nel marzo del 1978 la giornalista Birgit Kraatz non abitasse più in via dei Massimi 91 e Piperno, dunque, non potesse trovarsi in quel luogo il giorno del rapimento Moro. Anche su questo punto decisivo i consulenti di Fioroni hanno sbagliato. Di tutto ciò, ovviamente, Gero Grassi non si è mai accorto".

"Gallinari in via dei Massimi nell'autunno '78, sei mesi dopo il sequestro'

Ma Persichetti, proprio per smentire l'ipotesi di via dei Massimi come carcere di Moro e dimostrare che la presenza di Gallinari nello stabile risale all'autunno successivo alla morte dello statista Dc, ricostruisce con accuratezza, attraverso il raffronto delle testimonianze fornite da Gallinari e Anna Laura Braghetti (la titolare dell’appartamento di via Montalcini 8, dove fu tenuto Moro in tutti i 55 giorni del sequestro), "il contesto e spostamenti avvenuti a conclusione del sequestro".

Secondo la ricostruzione dell'ex Br, la scoperta della tipografia brigatista di via Pio Foà e della base di via Palombini dopo la morte di Moro, spinsero Gallinari e la Braghetti a spostarsi in "una base estiva situata a santa Marinella, sul litorale nord della Capitale, dove vennero raggiunti anche da Balzerani e Moretti". In settembre "Braghetti rientra a Roma per riprendere il lavoro e scopre che la polizia l’aveva cercata con un pretesto in via Montalcini": "l’attenzionamento della base spinse i brigatisti a trovare nuove sistemazioni. Gallinari non mise più piede a via Montalcini ma restò a santa Marinella per tutto il mese di settembre, mentre il 4 ottobre venne traslocato e abbandonato definitivamente l’appartamento di via Montalcini che poi sarà venduto con una procura dalla zia della Braghetti".

Nel frattempo era stata scompaginata la colonna milanese e bisognava quindi riorganizzare la logistica della colonna romana che, "dopo la prova fornita nel corso del sequestro, vedeva riconosciuto il proprio peso e acquisiva rappresentanza nell’organizzazione. Gallinari ne avrebbe preso la guida, bisognava quindi trovargli una sistemazione adeguata". A questo punto "Braghetti tornò nella casa di famiglia in via Laurentina, da dove fece perdere le tracce quando si accorse di essere pedinata, per rifugiarsi nella base di via dei Savorelli, dove abitava Balzerani. Dopo varie ricerche Gallinari trovò ospitalità in via dei Massimi 91 per trasferirsi alla fine del 1978 in una nuova base, affittata da un prestanome, in via san Giovanni in laterano 28, dove abitò insieme alla Braghetti fino al giorno del suo grave ferimento e dell’arresto, il 24 settembre 1979".

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