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Wojtyla, la suora che disarmò Agca: "Non dimenticherò mai il suo grazie"

17 maggio 2020 | 12.50
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Suor Letizia Giudici nel centenario della nascita: "Pregherò il mio Papa santo di fermare la pandemia". Sara Bartoli, la bimba dell'attentato (Ecco l'esclusiva foto Adnkronos): "Per me è come un papà". Il fotografo Mari: "Mai perso un giorno di lavoro in 27 anni". Il ricordo di papa Bergoglio

La foto esclusiva di Adnkronos che ha fissato nella storia l'attimo prima dello sparo di Ali Agca contro Giovanni Paolo II
La foto esclusiva di Adnkronos che ha fissato nella storia l'attimo prima dello sparo di Ali Agca contro Giovanni Paolo II

di Elena Davolio
"Mi avventai sulla mano di Agca e lo disarmai strappandogli la pistola". Fu un attimo. Oggi, alla vigilia del centenario della nascita di papa Wojtyla, suor Letizia Giudici ritorna con la mente a quell’attimo di trentanove anni fa quando era in piazza San Pietro tra la folla. "Quella terribile giornata è sempre presente - dice all’Adnkronos suor Giudici -. Ogni 13 maggio alle 17.22 mi ritrovo sempre sul chi va là come se mi dovesse accadere qualcosa. Un'esperienza che mi ha segnato".

La suora, che tiene sempre con sé l’immagine di San Giovanni Paolo II, non dimenticherà mai il ringraziamento che le fece il Papa polacco l’anno successivo incontrandola a Roma all’università Antonianum: "Mi mise la mano sulla testa e mi disse due volte quel ‘crazie, crazie’ pronunciato in polacco".

Sara Bartoli, la bimba dell'attentato: "Per me è come un papà"

Suor Letizia anche domani si rivolgerà a Wojtyla: "Mi rivolgerò al mio Papa santo per chiedergli di fermare questa terribile pandemia. Sarà anche il primo giorno in cui ritorneranno le messe comunitarie coi fedeli e questo è un segnale importante. Invocherò il mio santo perché in questo momento se non sono i santi ad aiutarci difficilmente ne usciremo". Suor Letizia Giudici riflette sul momento che il mondo sta vivendo e pensa alla malattia che colpì Wojtyla: "E’ terribile, tanti morti e spesso la pesante lontananza degli affetti. Fu però terribile anche il Parkinson che colpì Wojtyla, non perdonò, ma lui non smetteva di battere i pugni, da vero combattente".

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