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Coronavirus, "crollo interventi per paura contagi: -60% in oncologia"

20 maggio 2020 | 20.10
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L'allarme in un rapporto dell’Associazione dei chirurghi ospedalieri italiani. Appello dei medici: "Tornate a curarvi"

(Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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Tutto parte dall’osservazione sul campo, anzi in corsia. Un’analisi capillare in tutta Italia, regione per regione dell’andamento delle visite, dei percorsi di prevenzione e cura delle varie patologie e, in particolare, delle problematiche di natura oncologica in tempo di Covid-19. I numeri messi nero su bianco dal Primo Rapporto dell’Associazione dei chirurghi ospedalieri italiani (Acoi) danno una fotografia scioccante del calo delle cure degli italiani e del timore di recarsi negli ospedali in questi tre mesi di emergenza coronavirus. Per questo, Acoi ha messo in campo un progetto nazionale mirato a sensibilizzare famiglie e pazienti, per tornare a curarsi.

"Durante l’emergenza Covid – si legge nel Report elaborato da Acoi - l’attività di chirurgia oncologica è diminuita di circa il 60%. Alcuni motivi sono da far risalire alle esigenze degli organici delle strutture ospedaliere concentrate sui servizi per contrastare il coronavirus e quindi alla carenza di medici anestesisti, così come la contrazione di chirurghi, del personale di sala operatoria e di medici e paramedici dirottati alle cure Covid".

"Un ruolo determinante, al di là delle ragioni interne agli ospedali pubblici, è stato svolto dalla paura e l’azione di Acoi ha, tra gli obiettivi, prendere per mano i pazienti e guidarli in percorsi sicuri, eliminando le resistenze dovute alla sindrome da contagio".

“Alle dinamiche legate alla grave emergenza che hanno dovuto affrontare le strutture ospedaliere – spiega il presidente di Acoi, professor Pierluigi Marini – sul crollo delle cure hanno senza dubbio pesato i timori dei cittadini di poter essere contagiati dal maledetto virus. In queste difficili settimane, travolti dall’emergenza Covid-19, dalle notizie drammatiche di decessi, dai vincoli delle chiusure di ogni attività anche la salute è stata messa in lockdown. Ma il nostro organismo - aggiunge Marini - le nostre patologie non obbediscono ai Dpcm, purtroppo".

"Invece tanti cittadini, tanti pazienti hanno rinunciato o dovuto rinunciare a curarsi, a portare avanti i percorsi di prevenzione, di diagnostica, persino di cure oncologiche. Così i nostri organismi rischiano di passare dal lockdown al blackout. Per questo, lanciamo un grido d’allarme, perché gli italiani non mettano in quarantena la salute, né la fiducia verso gli ospedali. Il nostro organismo non distingue Fase 1, Fase 2, 3, ma – conclude il presidente di Acoi - rischia di andare Fuori Fase se si interrompono prevenzione e cure. Insieme rimettiamo al primo posto la nostra salute”.

'I Care – Mi prendo cura di te' è il nome del programma che partendo dall’osservazione delle dinamiche negli ospedali pubblici in tutto il Paese, mette in campo due progetti: una campagna mediatica e social anche attraverso un ‘video-mosaico’ in cui chirurghi di tutte le regioni fanno appello ai cittadini perché non mettano da parte la salute e, quindi, un numero verde (800.822509) dedicato all’ascolto, ma anche a consigli di primo livello in particolare sulle problematiche che rientrano nel perimetro della cosiddetta chirurgia maggiore, con un’attenzione particolare a creare un filo diretto con i cittadini-pazienti nei rispettivi territori.

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