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Enzo Bianchi: "Sempre obbediente al Papa nella giustizia e verità"

27 maggio 2020 | 19.35
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Rompe il silenzio all'indomani della decisione del Pontefice di allontanarlo dalla comunità di Bose insieme ai suoi collaboratori

(Fotogramma)
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"Nella tristezza più profonda, sempre obbediente, nella giustizia e nella verità, alla volontà di papa Francesco, per il quale nutro amore e devozione finale". All'indomani della decisione del Papa di allontanare padre Enzo Bianchi dalla comunità di Bose insieme ai suoi collaboratori, è lo stesso padre Bianchi, fondatore e anima di Bose, a rompere il silenzio dicendo di non avere mai contestato la "legittima autorità" dell'attuale priore Manicardi

Padre Bianchi si appella alla Santa Sede poiché, come scrive, "invano, a chi ci ha consegnato il decreto abbiamo chiesto che ci fosse permesso di conoscere le prove delle nostre mancanze e di poterci difendere da false accuse". In una nota piena di dolore, il fondatore della comunità di Bose padre Enzo Bianchi ricorda che "la visita apostolica condotta da tre visitatori ha avuto nei giorni scorsi il suo esito e le sue conclusioni. Io, fra Enzo Bianchi, il fondatore, suor Antonella Casiraghi, già sorella responsabile generale, fra Lino Breda, segretario della comunità, e fra Goffredo Boselli, responsabile della liturgia, siamo stati invitati a lasciare temporaneamente la comunità e ad andare a vivere altrove". Bianchi spiega che "in questi due ultimi anni, durante i quali volutamente sono stato più assente che presente in comunità, soprattutto vivendo nel mio eremo, ho sofferto di non poter più dare il mio legittimo contributo come fondatore. In quanto fondatore, oltre tre anni fa ho dato liberamente le dimissioni da priore, ma comprendo che la mia presenza possa essere stata un problema. Mai però ho contestato con parole e fatti l'autorità del legittimo priore, Luciano Manicardi, un mio collaboratore stretto per più di vent'anni, quale maestro dei novizi e vicepriore della comunità, che ha condiviso con me in piena comunione decisioni e responsabilità".

Alla luce di tutte queste considerazioni, padre Bianchi invoca l'aiuto della Santa Sede: "In questa situazione, per me come per tutti, molto dolorosa, chiedo che la Santa Sede ci aiuti e, se abbiamo fatto qualcosa che contrasta la comunione, ci venga detto. Da parte nostra, nel pentimento siamo disposti a chiedere e a dare misericordia. Nella sofferenza e nella prova abbiamo altresì chiesto e chiediamo che la comunità sia aiutata in un cammino di riconciliazione. Ringrazio dal profondo del cuore i tanti fratelli e sorelle di Bose che in queste ore di grande dolore mi sostengono e le tante persone che mi e ci hanno attestato la loro umana vicinanza e il loro affetto sincero".

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